La Nuova Sardegna

Nuoro

Dall’Ortobene all’Everest, il sogno di Angelo Lobina

di Paolo Merlini
Angelo Lobina e Riccardo Consigliere sulla vetta dell'Alaska
Angelo Lobina e Riccardo Consigliere sulla vetta dell'Alaska

Progetto Seven Summits, l’obiettivo dell'alpinista nuorese è scalare le 7 vette più alte del mondo. Ha appena raggiunto il Denali in Alaska: mancano all’appello due montagne

24 luglio 2016
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NUORO. Aveva già scalato montagne oltre i seimila metri, come l’Aconcagua in Argentina. Ma stavolta è stata molto più dura: per raggiungere la quinta tappa del suo progetto, la cima del Denali-McKinley, vetta più alta dell’Alaska e del Nord America con i suoi 6194 metri, Angelo Lobina ha impiegato ben 17 giorni, affrontato bufere di neve con temperature vicino ai meno 40 gradi, perso 8 chili di peso. E, forse per la prima volta, ha temuto di non tornare a casa tutto intero. Ma alla fine l’impresa ha avuto successo. E lo sportivo nuorese ha aggiunto un altro tassello al progetto Seven Summits, la conquista delle vette più alte dei sette continenti (secondo la classificazione che separa l’Europa dall’Asia e il Nord dal Sud America). Posta all’interno di un parco nazionale, «Denali è una montagna insidiosa – racconta Angelo – sostanzialmente un ghiacciaio che nasconde crepe insidiose. Ma soprattutto, rispetto ad altre mete classiche dell’alta montagna, è molto meno battuta di altre vette, solo ogni tanto si incrocia qualche gruppo accompagnato da guide». In questa occasione, come nelle precedenti, l’appassionato nuorese di alpinismo, un commerciante di 54 anni, ha deciso di farne a meno, e ha tentato l’impresa con un amico, il veterinario algherese Riccardo Consigliere.

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Angelo Lobina ha cominciato a dare forma al suo sogno due anni fa. Avrebbe potuto investire i risparmi e i guadagni futuri in una casetta al mare (il costo dell’intero progetto è attorno ai 200mila euro), ma a un tetto sicuro sopra la testa ha preferito l’azzurro del cielo, ai sette angoli del pianeta, e ricordi indelebili. Il progetto Seven Summits è una delle prove più difficili per gli alpinisti. Nato nel 1985 è tuttora riservato a un'élite di sportivi: in trent'anni l'hanno portato a termine poco più di 350 sportivi, tra i quali appena otto italiani (il primo è stato Reinhold Messner). Se dovesse completarlo, Angelo sarebbe il primo e unico sardo ad aver tentato l’impresa ed esservi riuscito. E infatti nel suo zaino, dove l’equipaggiamento è ridotto al minimo, non manca mai la bandiera dei quattro mori, esibita puntualmente nell’autoscatto di rito ad ogni vetta raggiunta.

Nonostante ciò, nessuna istituzione (comunale o regionale) si è mai offerta di contribuire anche simbolicamente al suo progetto: di più, in due anni e mezzo di Seven Summits non ha ricevuto una telefonata di congratulazioni. Lobina va avanti lo stesso, circondato dall’affetto dei tanti amici e dei fan su Facebook (la pagina è Sardegna 7 Summit) e qualche piccolo aiuto (una farmacia gli ha fornito i pasti liofilizzati e gli integratori).

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Proprio le provviste sono state uno dei nodi cruciali della scalata del monte Denali. Dal campo base a duemila metri, dove si arriva con un piccolo aereo da turismo, sino alla vetta a poco più di seimila metri, ci sono sessanta chilometri da fare a piedi, cioè tanti giorni di cammino. Diciassette nel caso di Angelo, tra andata e ritorno.

Lobina e Riccardo Consigliere avevano con sé 70 chili di equipaggiamento ciascuno, costituito in gran parte da alimenti e combustibile per il fornello da cucina. Venti chili nello zaino e il resto sugli slittini. «È stata molto dura rispetto alle precedenti esperienze – dice l’alpinista – soprattutto per le condizioni climatiche e per il senso di isolamento. Ma è andata, anche questa volta». Prossimo impegno? «Restano due tappe per completare il mio Seven Summits, che spero di concludere nel corso del 2017. Sono entrambe molto impegnative: l’Everest, la vetta più alta del mondo, 8848 metri, la montagna feticcio di ogni alpinista. Sono consapevole che potrebbe essere necessario tentare più volte l’impresa. E il Vinson Massif, in Antartide, 4897 metri, più facile di altre montagne ma che richiede una preparazione complicata e costosa, viste le difficoltà per raggiungere il continente. Quale farò prima? Ancora non ho deciso. O meglio, in cuor mio lo so già – conclude –, ma al momento preferisco tenerlo per me».

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