La Nuova Sardegna

Nuoro

le motivazioni

Alluvione 2004 la sentenza: «Responsabilità non provata»

Alluvione 2004 la sentenza: «Responsabilità non provata»

VILLAGRANDE. «Il quadro indiziario emerso, in definitiva, non consente di affermare la penale responsabilità degli imputati, in ordine al fatto contestato conformemente a quanto imposto dall’imprescin...

22 luglio 2016
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VILLAGRANDE. «Il quadro indiziario emerso, in definitiva, non consente di affermare la penale responsabilità degli imputati, in ordine al fatto contestato conformemente a quanto imposto dall’imprescindibile regola processuale dell’oltre ogni ragionevole dubbio secondo cui la pronuncia di condanna deve fondarsi sulla certezza processuale della responsabilità dell’imputato, postulando, tra l’altro, che il materiale posto a fondamento della decisione sia stato acquisito in assenza di circostanze idonee ad inficiare l’attendibilità, essendo il giudice precedente tenuto ad attivare i propri poteri per dissipare eventualità opacità... Non essendo stata raggiunta alcuna certezza processuale in merito alla colpevolezza degli imputati, ma anzi sussistendo molteplici circostanze senz’altro idonee ad inficiare la compattezza del compendio probatorio accusatorio, deve essere confermata la pronuncia assolutoria degli imputati». Così si legge nelle motivazioni della sentenza del presidente della Corte d'appello di Cagliari, Grazia Corradini che il 4 luglio scorso aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Lanusei in merito alla devastante alluvione che il 6 dicembre del 2004 aveva distrutto il paese di Villagrande Strisaili e causato la morte della pensionata Assunta Bidotti e della sua nipotina Francesca Longoni, travolte dalla furia dell'acqua. Nessuno dei cinque imputati: l’ingegnere ed ex dipendente del Genio civile di Nuoro, Valentino Vento, difeso dall'avvocato Gianluigi Mastio, Antonio Cabras, ingegnere anche lui, difeso dall'avvocato Paolo Demuro, e poi gli altri professionisti Ignazio Sau, difeso da Franco Carta e Renata Marredda, Serafino Rubiu, difeso da Marcello Mereu e Basilio Brodu, Sergio Cocciu, difeso da Guido Manca Bitti e Nicola Floris, finiti a processo, a vario titolo, con le accuse di disastro colposo e omicidio colposo avrebbe potuto evitare il disastro.

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