La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio Chessa, in aula i legami Orune-Ogliastra

di Valeria Gianoglio
Omicidio Chessa, in aula i legami Orune-Ogliastra

La Corte d’assise ammette i nuovi testimoni chiesti dall’accusa e dalla parte civile Nella lista c’è anche l’ex vicesindaco di Villagrande, Olianas, nei guai per le rapine

21 luglio 2016
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NUORO. Sul finale della fase istruttoria, quando i giochi sembravano ormai fatti, il processo per l’omicidio di Cisco Chessa riparte dalla pista dei legami tra la malavita di Orune e quella ogliastrina. Al termine dell’udienza di ieri, infatti, la corte d’assise decide di accogliere le ultime richieste avanzate dall’accusa e dalla parte civile: chiamare a deporre come testimoni una consistente schiera di ogliastrini e non solo. Tra i testi che verranno sentiti alla prossima udienza, il 20 settembre, ci sarà anche l’ex vicesindaco di Villagrande, Giovanni Olianas, finito sul registro degli indagati, qualche mese fa, con l’accusa di essere uno dei componenti della banda specializzata negli assalti ai furgoni portavalori in Sardegna.

L’importanza di chiamare in aula a deporre i nuovi testi ogliastrini e non solo, secondo la Procura risiederebbe in un fatto preciso. Per gli investigatori proprio da lì, da quelle conoscenze e amicizie da spuntino, da quelle frequentazioni tra aziende agricole, ovili e feste di paese tra Villagrande Strisaili, Arzana e dintorni, arriverebbe il fucile consegnato poi all’attuale imputato di Sorgono, Sergio Taioli, e utilizzato per uccidere Cisco Chessa la notte del 18 maggio 2005, sull’uscio di casa.

«Sono i fratelli Matteo e Roberto Rubiu di Villagrande che le hanno prestato quel fucile?», aveva chiesto, infatti, il pm Andrea Vacca nell’ultima udienza. «No», risponde anche in quella occasione, Taioli, dopo aver deciso di sottoporsi in aula all’esame delle parti. «Lei è andato a Villagrande il giorno prima dell’omicidio Chessa? E ci è andato anche dieci giorni dopo l’omicidio?», insiste il pubblico ministero nel corso delle udienze in corte d’assise. «Non ricordo», risponde Taioli. «Da quanto tempo conosceva i fratelli Rubiu?» continua la pubblica accusa. «Dal 2003/2004 – risponde l’imputato – so che hanno un’azienda di bestiame».

«Le è capitato durante queste occasioni conviviali di conoscere gente di Orune?, «No», risponde laconico Taioli. «E allora come spiega che nell’intercettazione in carcere del 24 maggio 2009, parlando a sua mamma, lei fa riferimento a Banniolu Giovanni? Chi è?», chiede il pm. «Non lo conosco», risponde Taioli. E alla fine, a tentare di far riconoscere all’imputato i suoi legami con persone di Orune e dell’Ogliastra, ci prova pure la parte civile. «È sicuro di non conoscere nessuno di Orune?», chiede a Taioli l’avvocato Michele Mannironi, che insieme alla collega Angela Nanni tutela gli interessi dei familiari di Chessa. «Sì», è la risposta laconica dell’imputato.

Nonostante dall’esame in aula di Taioli, l’accusa non abbia ottenuto le risposte sperate, sia lo stesso pm sia la parte civile contano di ottenere qualcosa in più dalla deposizione in corte d’assise dei nuovi testi ammessi dai giudici.

Oltre all’ex vicesindaco di Villagrande, Giovanni Olianas, colpito da una misura cautelare nell’ambito della maxi inchiesta sulle rapine ai furgoni portavalori in Sardegna, verranno sentiti anche i fratelli Matteo e Roberto Rubiu di Villagrande, e Stefano Falconi di Fonni. Il pm Andrea Vacca, ieri, ha chiesto e ottenuto anche di chiamare di nuovo a deporre il luogotenente dei carabinieri Piero Fancellu. Taioli, nell’udienza scorsa, aveva detto di aver saputo da lui, alcuni dettagli sulle indagini, quando Fancellu gli aveva notificato la data dell’interrogatorio in carcere.

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