tentato omicidio cabua
Carabiniere ai giudici: «La frase di Melone è inesistente»
NUORO. Sulla scia della precedente udienza anche ieri mattina, il processo per il tentato omicidio dell’ex vice sindaco di Lula, avvenuto nel giugno di due anni fa nelle campagne ai piedi del...
13 luglio 2016
2 MINUTI DI LETTURA
NUORO. Sulla scia della precedente udienza anche ieri mattina, il processo per il tentato omicidio dell’ex vice sindaco di Lula, avvenuto nel giugno di due anni fa nelle campagne ai piedi del Montalbo, si è concentrato sulle intercettazioni telefoniche e in particolare sul “rid” numero 458 dove, il presunto mandante del delitto, Raimondo Melone, condannato con rito abbreviato a 10 anni e 8 mesi, parlando con la moglie avrebbe detto: “Micheli non l’at mortu ca li tremiat sa manu”, ossia “Michele non l’ha ucciso perchè gli tremava la mano”, dove Micheli è Michele Marras, per l’accusa l’autore materiale del tentato omicidio. Ma, già nel corso della precedete udienza, era emerso che quella frase in realtà non era mai stata detta e quindi non risultava nelle intercettazioni. A confermarlo ieri un carabiniere che si era occupato dell’attività di ascolto e trascrizione insieme al comandante del Reparto radiomobile della Compagnia di Bitti, Gaetano Ciancilla.
«Abbiamo ascoltato di nuovo le intercettazioni e in realtà quella frase non c’è – ha sostenuto l’appuntato Brundu – Il motivo dell’errore è forse legato alla mole di attività che allora si doveva compiere e anche al fatto che le stesse intercettazioni non erano chiare».
Un colpo per l’accusa che aveva basato l’impianto accusatorio anche su quella frase che, se vera, avrebbe potuto inchiodare l’imputato.
«Per scrupolo – ha detto il pm Vacca – ho chiesto il nuovo ascolto e trascrizione che riterrei definire attività integrativa da produrre agli atti». Proposta per la quale il difensore di Marras, l’avvocato Francesco Lai, si è riservato e si pronuncerà nel corso della prossima udienza fissata per il 14 settembre.
