Nuoro, l’odissea di un cardiopatico: costretto a vivere in tenda
La protesta di Paolo Sanna e della moglie continua dopo numerosi sit-in: «Chiediamo soltanto una maggiore attenzione da sanità e comunità civile»
NUORO. Prima le sedie in metallo dei corridoi del San Francesco ora il cunicolo di una tenda canadese, dove anche voltarsi è un’impresa e la notte ci si può svegliare di soprassalto per via dell’asfissia. Prove di resistenza di cui sono protagonisti Paolo Sanna, 56 anni di Bitti, e la moglie Salvatorica Corrias, originaria di Bolotana. Il senso di tanto patire è per richiedere una maggiore attenzione da sanità e comunità civile nei confronti proprio di Paolo, che da oltre 25 anni combatte con una grave cardiopatia, curata a Bergamo con la sostituzione delle valvole aortica e mitrale. La protesta è lunga oltre un anno e mezzo, iniziata con i sit-in negli anditi del municipio e dopo segnata sempre di più da notti passate tra il pronto soccorso e le sale di attesa dell’ospedale di via Mannironi. Sino a venerdì scorso, quando alle 23 i portieri hanno intimato ai signori Sanna-Corrias di lasciare la hall e uscire, perché era il momento della chiusura notturna. Fuori dal San Francesco, per passare la prima notte in tenda, nel cortile, senza abbandonare le rimostranze e le richieste delle quali si è perso perfino il filo dell’inizio.
La portavoce, Salvatorica Corrias: «Come si fa ad allontanare una persona nelle condizioni di salute di mio marito? La cardiopatia è solo uno dei mali. Da mesi è in preda a uno scompenso, con gonfiore in tutto il corpo e continue perdite di liquido nelle gambe». Tra i mali accusati e riscontrati ci si perde: enfisemi polmonari, infiammazione alla vescica, un tumore al colon bloccato qualche anno fa e da ultimo uno al capo, che per fortuna si è rivelato innocuo. E con in più il cuore che è tornato a fare i capricci, tanto da mandare in tilt la valvola aortica sostituita nel 1991 dai cardiochirurghi del “Gavazzeni” di Bergamo. Diversi malanni e altrettanti interventi da parte dei sanitari del San Francesco (e dello Zonchello), dove Paolo Sanna ha spesso bussato, preso in carico dal Pronto Soccorso, prima di un giro tra i reparti. Ma le condizioni non sono mutate, tanto da fare dire alla moglie, sempre a fianco dall’inizio dell’odissea: «Paolo sta morendo tra l’indifferenza di tutti».
Più dell’insufficienza dei singoli interventi specialistici praticati a Nuoro il problema è visto nelle mancate risposte da parte della burocrazia sanitaria, compreso l’assessorato regionale al quale Salvatorica Corrias si è rivolta: «A Cagliari, dallo staff di Luigi Arru, mi è stato risposto che Nuoro non era nelle condizioni di assicurare le terapie continue per i mali cronici di mio marito. A quel punto, perché non scrivere e certificare che Paolo aveva necessità di essere assistito in un ospedale fuori dall’isola?».
La preoccupazione maggiore è tornata a essere per il cuore, per via di quella valvola aortica non più operativa. Come hanno diagnosticato i cardiologi dell’ospedale “Brotzu” di Cagliari, con l’indicazione di Bergamo o Bruxelles come cliniche attrezzate per un intervento fuori dall’ordinario. Ma questa volta Paolo Sanna rischia di non arrivarci, è ancora il pensiero della signora Salvatorica: «Ho chiamato i medici del “Gavazzeni” e li ho informati della situazione. La risposta è stata: «Non possiamo operare un cadavere». Un anno è mezzo di contrapposizioni, incomprensioni e file d’attesa capaci di sfiancare ogni volontà, dove la vittima rimane Paolo Sanna, una vita di sofferenze e una dignità che cercano l’ultima difesa nel buio di una tenda, dove la maggiore difficoltà di penetrazione potrebbe essere per l’occhio della comunità civile.