La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuoro, l’odissea di un cardiopatico: costretto a vivere in tenda

di Francesco Pirisi
Nuoro, l’odissea di un cardiopatico: costretto a vivere in tenda

La protesta di Paolo Sanna e della moglie continua dopo numerosi sit-in: «Chiediamo soltanto una maggiore attenzione da sanità e comunità civile»

10 luglio 2016
3 MINUTI DI LETTURA





NUORO. Prima le sedie in metallo dei corridoi del San Francesco ora il cunicolo di una tenda canadese, dove anche voltarsi è un’impresa e la notte ci si può svegliare di soprassalto per via dell’asfissia. Prove di resistenza di cui sono protagonisti Paolo Sanna, 56 anni di Bitti, e la moglie Salvatorica Corrias, originaria di Bolotana. Il senso di tanto patire è per richiedere una maggiore attenzione da sanità e comunità civile nei confronti proprio di Paolo, che da oltre 25 anni combatte con una grave cardiopatia, curata a Bergamo con la sostituzione delle valvole aortica e mitrale. La protesta è lunga oltre un anno e mezzo, iniziata con i sit-in negli anditi del municipio e dopo segnata sempre di più da notti passate tra il pronto soccorso e le sale di attesa dell’ospedale di via Mannironi. Sino a venerdì scorso, quando alle 23 i portieri hanno intimato ai signori Sanna-Corrias di lasciare la hall e uscire, perché era il momento della chiusura notturna. Fuori dal San Francesco, per passare la prima notte in tenda, nel cortile, senza abbandonare le rimostranze e le richieste delle quali si è perso perfino il filo dell’inizio.

La portavoce, Salvatorica Corrias: «Come si fa ad allontanare una persona nelle condizioni di salute di mio marito? La cardiopatia è solo uno dei mali. Da mesi è in preda a uno scompenso, con gonfiore in tutto il corpo e continue perdite di liquido nelle gambe». Tra i mali accusati e riscontrati ci si perde: enfisemi polmonari, infiammazione alla vescica, un tumore al colon bloccato qualche anno fa e da ultimo uno al capo, che per fortuna si è rivelato innocuo. E con in più il cuore che è tornato a fare i capricci, tanto da mandare in tilt la valvola aortica sostituita nel 1991 dai cardiochirurghi del “Gavazzeni” di Bergamo. Diversi malanni e altrettanti interventi da parte dei sanitari del San Francesco (e dello Zonchello), dove Paolo Sanna ha spesso bussato, preso in carico dal Pronto Soccorso, prima di un giro tra i reparti. Ma le condizioni non sono mutate, tanto da fare dire alla moglie, sempre a fianco dall’inizio dell’odissea: «Paolo sta morendo tra l’indifferenza di tutti».

Più dell’insufficienza dei singoli interventi specialistici praticati a Nuoro il problema è visto nelle mancate risposte da parte della burocrazia sanitaria, compreso l’assessorato regionale al quale Salvatorica Corrias si è rivolta: «A Cagliari, dallo staff di Luigi Arru, mi è stato risposto che Nuoro non era nelle condizioni di assicurare le terapie continue per i mali cronici di mio marito. A quel punto, perché non scrivere e certificare che Paolo aveva necessità di essere assistito in un ospedale fuori dall’isola?».

La preoccupazione maggiore è tornata a essere per il cuore, per via di quella valvola aortica non più operativa. Come hanno diagnosticato i cardiologi dell’ospedale “Brotzu” di Cagliari, con l’indicazione di Bergamo o Bruxelles come cliniche attrezzate per un intervento fuori dall’ordinario. Ma questa volta Paolo Sanna rischia di non arrivarci, è ancora il pensiero della signora Salvatorica: «Ho chiamato i medici del “Gavazzeni” e li ho informati della situazione. La risposta è stata: «Non possiamo operare un cadavere». Un anno è mezzo di contrapposizioni, incomprensioni e file d’attesa capaci di sfiancare ogni volontà, dove la vittima rimane Paolo Sanna, una vita di sofferenze e una dignità che cercano l’ultima difesa nel buio di una tenda, dove la maggiore difficoltà di penetrazione potrebbe essere per l’occhio della comunità civile.

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative