La Nuova Sardegna

Nuoro

Alluvione a Torpè, le inchieste restano separate

di Valeria Gianoglio
Alluvione a Torpè, le inchieste restano separate

Il gup respinge la richiesta della difesa di riunire il processo sul ponte con quello di Torpè. Il 25 decisione sui rinvii a giudizio

05 maggio 2016
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NUORO. Silenzioso, in piedi sul fondo dell’aula gup, Gavino Virdis ha atteso che la giustizia e le sue lungaggini preliminari facessero il loro corso.

La seconda udienza gup. Della marea di presenti nella saletta al quarto piano del Palazzo di giustizia, alla seconda udienza preliminare dell’inchiesta sulla tragedia di Oloè che approderà alla decisione sugli eventuali rinvii a giudizio per i 34 indagati il prossimo 25 maggio, lui solo, quella sera del 18 novembre 2013, era là. Insieme ai suoi colleghi poliziotti Luca Tanzi, Mirko Pellino, e Gavino Chighine, dentro il Range Rover della polizia che nella furia di quelle ore di pioggia era stato dirottato verso Galtellì per soccorrere alcune famiglie. E lui solo, tra tutti i presenti in tribunale, sa quale incubo possa vivere chi vede davanti a sè aprirsi l’inferno. A chi gli chiede di raccontare, Gavino Virdis con gentilezza fa cenno di no, che è meglio stare in silenzio nell’attesa che l’inchiesta approdi in un giudizio. Ma del resto, di quegli istanti di tre anni fa, Gavino Virdis aveva già fissato tutto in una denuncia depositata nel gennaio 2014 dal suo avvocato, Lorenzo Soro, alla Procura.

Il racconto del poliziotto. Il 18 novembre 2013, a metà sera, aveva raccontato Virdis, «nonostante avessi già terminato il mio turno insieme ai colleghi, Luca Tanzi, Mirko Pellino, e Gavino Chighine, decidevamo, a causa delle avverse condizioni meteo, di proseguire la nostra attività a bordo del Range Rover della polizia. Ci veniva chiesto di raggiungere con urgenza il paese di Galtellì per portare soccorso a delle persone che erano in difficoltà. Venivamo contattati dal conducente di un’autoambulanza con a bordo due persone in ipotermia. Chiedeva il nostro apporto perché la strada era impraticabile».

«In bilico nel vuoto». «Giunti sulla strada tra Oliena e Dorgali – aveva continuato Gavino Virdis nella sua denuncia – decidiamo quindi di scortare il mezzo di soccorso, per garantirne la sicurezza. Sopraggiunti all’altezza del ponte di Oloè, lo imbocchiamo ma nel percorrerlo cedeva una campata: il fuoristrada, nel fare un volo di quattro metri, si schiantava sul pilone del ponte, rimanendo in bilico nel vuoto. La spalletta che collegava la strada con il primo pilone del ponte si era sbriciolata sotto la furia impetuosa dell’acqua. Il ponte era stato quasi interamente ricoperto dall’acqua del Cedrino che arrivava a ondate».

Parti civili. Ieri mattina, a tre anni e mezzo da quella sera terminata con la morte dell’amico e collega Luca Tanzi, Gavino Virdis, assistito dall’avvocato Lorenzo Soro, si è costituito parte civile nell’udienza sulla tragedia del ponte di Oloè. E come lui, si sono costituiti parte civile anche la moglie di Luca Tanzi, Annalisa Lai, assistita dall’avvocato Franco Manduzio, e i figli, assistiti da Aldo Petta.

Le richieste della difesa. Una buona parte della schiera di avvocati dei 34 indagati, invece, nell’udienza che si è tenuta davanti al gup Giuseppe Pintori, ha chiesto al giudice di riunire il procedimento su Oloè con l’altro procedimento aperto dal pubblico ministero Andrea Vacca sull’alluvione del 2013: quello che riguarda la diga Maccheronis e la morte della pensionata di Torpè Maria Frigiolini. Una decina di indagati, infatti, compaiono in entrambe le inchieste giudiziarie.

Sono l’ex presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu, il comandante provinciale del corpo forestale, Gavino Diana, il direttore generale del corpo forestale, Carlo Masnata, l'ex assessore provinciale alla Protezione civile, Franco Corosu, l'ex assessore provinciale, Paolo Porcu, il responsabile per la Provincia della Protezione civile, Paolo Marras, il dirigente provinciale del settore Lavori pubblici, Antonio Gaddeo, i dirigenti provinciali Mario Viola, Giovanni Deiana, Giovanni Carmelo Pirisi, e poi Maria Lucia Fraghì e Sebastiano Bussalai. Il gup ha deciso, tuttavia, di lasciare i procedimenti separati.

La decisione sugli eventuali rinvii a giudizio o sulle sentenze di “non luogo a procedere”, invece, slitta al 25 maggio.

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