La Nuova Sardegna

Nuoro

Lei/atto intimidatorio

Denunciò il caso amianto: la sua auto data alle fiamme

di Paolo Merlini
Denunciò il caso amianto: la sua auto data alle fiamme

Pesante intimidazione a un teste dell'inchiesta sui veleni di Ottana

02 aprile 2016
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LEI. L’auto di un pensionato data alle fiamme nella notte a Lei, paese del Marghine di neppure cinquecento anime. Una notizia destinata a finire nelle brevi di cronaca, se non fosse per il fatto che la vettura appartiene a un ex lavoratore dell’Enichem di Ottana, oggi in prima fila nel riconoscimento dei diritti degli esposti all’amianto durante il lavoro in fabbrica. Si chiama Marco Pili, ha 62 anni, ed è probabilmente un teste chiave nell’inchiesta che la magistratura nuorese ha aperto per far luce sui veleni di Ottana e in particolare sulla massiccia presenza di amianto nello stabilimento quando la fibra killer era già fuorilegge. Argomenti che Pili conosce bene, essendo stato prima responsabile tecnico degli impianti Enichem e poi delle bonifiche proprio dell’amianto.

È lui, insieme con un collega, ad aver stilato la relazione da cui risulta che a Ottana furono smaltite a partire dal 1992 ben 140 tonnellate di amianto. Tutto ciò, nonostante la commissione Contarp dell’Inail stabilì nel 2003, a bocce ferme, dunque dopo lo smaltimento, che gli operai che avevano lavorato nell’area industriale sino a quel periodo (tra gli anni ’70 e la fine anni ’90) erano stati esposti all’amianto in misura ben al di sotto dei limiti di legge, in modo del tutto ininfluente insomma. Circostanza smentita dalle persone, circa un centinaio, che negli anni successivi si sono ammalate o sono morte per patologie asbesto correlate, cioè legate all’inspirazione di amianto. «Era dappertutto, lo respiravamo anche attraverso l’impianto di condizionamento», aveva detto Marco Pili pubblicamente e in più occasioni nelle assemblee dei mesi scorsi a Ottana. E aveva dato la propria disponibilità a fornire le prove di quando affermava.

La notte tra giovedì 31 e il primo aprile, la sua auto, una Alfa Romeo 159, è stata data alla fiamme. Lei è uno dei paesi più tranquilli del Marghine, una piccola comunità dove esiste una forte solidarietà tra gli abitanti, e la notizia dell’attentato ha turbato un po’ tutti. Che sia un attentato non ci sono dubbi: sull’auto distrutta sono stati trovati gli inneschi per appiccare le fiamme.

Pili, che attualmente è un esodato in attesa di andare in pensione, vive un’esistenza tranquilla insieme alla sua famiglia. Lo ha detto ai carabinieri che lo hanno sentito dopo l’attentato, e ha aggiunto che negli ultimi mesi gli unici episodi che possono avergli dato visibilità agli occhi di qualcuno sono state le sue denunce sull’amianto. Sue come quelle di altre decine di ex lavoratori di Ottana, forse solo più circostanziate.Proprio da queste testimonianze, raccolte dall’Aiea (associazione esposti amianto), è scaturita di recente l’interrogazione sul caso Ottana presentata dal consigliere regionale Daniele Cocco, vittima anche lui di un attentato proprio in questi giorni. Una coincidenza all’esame degli inquirenti.

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