La Nuova Sardegna

Nuoro

Dall’agricoltura un aiuto ai più deboli

Concluso con successo un progetto del Gal Nuorese-Baronia che ha riguardato 21 persone disagiate

02 aprile 2016
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BITTI. Sofferenti, emarginati, bisognosi. Sono ventun persone, 5 donne e 16 uomini: un ex detenuto, due alcolisti, tre giovani sottoposti a misure restrittive, cinque sofferenti mentali, cinque giovani disoccupati e altri cinque disoccupati di lungo corso. Sono stati selezionati dai servizi sociali di sette Comuni (Osidda, Bitti, Orune, Onanì, Lula, Lodè e Onifai) per partecipare al progetto finanziato dal Gal Nuorese-Baronia (con la Misura 321 azione 1): «L’agricoltura come fattore di inclusione sociale». Si tratta di finanziamenti previsti nel Piano di Sviluppo Locale del Gal e destinati ai gruppi socialmente esclusi, per vari motivi: perché portatori di handicap o privi di competenze specializzate, perché vivono in zone sfavorite con accesso limitato ai servizi o perché hanno problemi di salute.

In questo progetto di reinserimento sociale il Gal ha investito duecentomila euro per l’inserimento formativo e non lavorativo (privo di rimborsi e compensi) di persone a rischio di emarginazione e devianza. Il progetto, che ha visto il Comune di Osidda ente capofila, è durato quasi un anno ed è stato realizzato all’interno delle fattorie didattiche dell’area Gal: a Lodè le aziende agrituristiche “Sas pretas latas” e “Su Cunzatu De Vitale”, a Bitti l’azienda agrituristica casearia “Calavrina”, a Lula la cooperativa Maia e a Loculi l’azienda agrituristica “Funtan’Arva”. La fase teorica è durata due mesi con 36 incontri di otto ore ciascuno, quella pratica otto mesi con 140 incontri da otto ore ognuno.

Nelle aziende le ventun persone al centro del progetto hanno imparato a conoscere le tecniche di allevamento degli animali e le coltivazioni viticola, olivicola e frutticola, il bosco e l’apicoltura, le coltivazioni cerealicole, orticole e florovivaistiche; hanno praticato attività complementari come l’escursionismo e l’agriturismo, la trasformazione delle produzioni aziendali come pasta, pane, dolci, latte, marmellata e miele. Inoltre hanno visitato caseifici, oleifici, mattatoi e cantine.

Agli incontri hanno partecipato i tecnici dell’agenzia regionale Laore e uno psicologo. Oltre alla formazione, il progetto aveva lo scopo di aumentare l’autostima e le motivazioni al cambiamento, la capacità di relazione e autorealizzazione, il rispetto delle regole, lo sviluppo di competenze e la capacità di raggiungere gli obiettivi. Alcuni hanno iniziato a collaborare con le aziende.

«Promuovere l’integrazione di tutti e in particolare delle persone che si trovano ai margini della società – sottolinea Giovanni Mossa, presidente del Gal – è uno degli obiettivi fondamentali che l’Unione Europea intende realizzare attraverso la multifunzionalità dell’agricoltura sociale. Da questa esigenza nascono i progetti di partecipazione e di inclusione sociale intorno ai temi della ruralità, nella consapevolezza che anche l’agricoltura può aiutare i più deboli».

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