La Nuova Sardegna

Nuoro

L’amianto? C’era fino al 2010

di Paolo Merlini

Il filmato mostra la demolizione di un reparto Montefibre e numerosi sacchi contenenti la fibra killer

11 marzo 2016
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INVIATO A OTTANA. Le bonifiche dell’amianto nell’area industriale che fu dell’Enichem e poi di Montefibre? Completate prima del 2000, dicono in coro tutti gli attori istituzionali chiamati in causa nel caso delle morti per tumori legati alla fibra killer tra i lavoratori di Ottana (dagli anni ’70 alla fine dei ’90). L’amianto invece c’era ancora sino a pochissimi anni fa, addirittura sino al 2010 e al 2011, a quasi vent’anni dalla normativa nazionale che lo mise definitivamente al bando. Lo dimostra un video amatoriale girato all’interno dell’area industriale che viene alla luce solo ora. Un filmato nel quale sono assemblati spezzoni di riprese effettuate in un periodo che va dall’agosto al dicembre 2010. Nel documento si vedono numerosi sacchi contenenti amianto (una quarantina, di circa un metro cubo ciascuno) e la demolizione di un reparto dello stabilimento, l’AT02 ex Landa (controllata Montefibre) dal quale presumibilmente erano stati estratti i materiali contenenti la fibra. Le grandi pareti dell’edificio vengono trascinate con una benna per mezzo di un lungo cavo e si abbattono al suolo provocando una nuvola di polvere. Nel video si nota anche come l’operaio che guida la benna non indossi alcuna maschera e inganni l’attesa tra una manovra e l’altra fumando tranquillamente una sigaretta.

Sostanze pericolose. Il filmato è stato consegnato alla Nuova Sardegna dai familiari di un lavoratore di Ottana morto nel 2011 per adenocarcinoma polmonare. Aveva 64 anni. In pensione dal 2006, l’uomo aveva affrontato negli anni ’90 un tumore allo stomaco e lo aveva sconfitto. Già nel primo caso, l’istituto oncologico Veronesi che lo aveva preso in cura aveva ricondotto la patologia all’esposizione a sostanze pericolose; quando l’uomo si è ripresentato con un altro tumore non c’è stato neppure bisogno di dirlo: l’adenocarcinoma polmonare è una delle principali malattie asbesto correlate, cioè legate all’assunzione di amianto anche in quantità infinitesimali.

Il documentario è stato consegnato inoltre all’Aiea regionale (associazione esposti all’amianto) che sta raccogliendo documenti e testimonianze sul caso Ottana (per l’Inail, gli ex lavoratori Enichem e Montefibre non sono da considerarsi esposti all’amianto e solo a una piccolissima parte dei malati di patologie asbesto correlate è stato riconosciuta la malattia professionale). La reazione di Sabina Contu, presidente regionale dell’associazione, è di sdegno: «Meno male che l'amianto non c'era più dal 2000. Adesso apprendiamo da questo filmato che anche nel 2010 erano in corso bonifiche. Mi viene da dire: quanto amianto c'è in quei sacchi che si vedono nel filmato?».

Quali autorizzazioni? La responsabile dell’Aiea solleva una serie di interrogativi: «Soprattutto mi chiedo: dove è stato conferito e quali sono le autorizzazioni della Asl numero 3 di Nuoro? Qual è la ditta specializzata in bonifiche da amianto che ha eseguito il lavoro? Sono stati coinvolti lavoratori sardi delle imprese appaltanti e dunque anche loro sono stati esposti? Voglio sottolineare come tutto ciò accadesse nel 2010, a quasi vent'anni dall'entrata in vigore della legge 257 del 1992 sull’amianto».

Domande legittime, che abbiamo girato al Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spresal) della Asl di Nuoro, al quale spetta approvare le richieste di bonifiche. Qui risultano due bonifiche attuate nel sito industriale rispettivamente nel 2010 e nel 2011. Più precisamente, i piani di lavoro presentati dalla società Demont prima di procedere al risanamento.

Dati misteriosi. Come spiega il direttore dello Spresal, Antonio Nurchi, si fa riferimento all’amianto. «La bonifica riguardava semplicemente due piccole aree di terreno dove, dalle analisi dell’Arpas, era emersa la presenza di poche fibre di amianto per alcuni centimetri di profondità». Per quale profondità? «Non lo ricordo. Tutta l’incartamento ora è in mano ai carabinieri del Noe», dice Nurchi, riferendosi al sequestro della documentazione nell’ambito dell’inchiesta sul caso amianto avviata nel gennaio scorso dalla procura della Repubblica di Nuoro. Ma si sa quanto amianto fu raccolto? «L’aspetto che ci compete ha riguardato solo la sicurezza dei lavoratori che eseguivano la bonifica». Chi ne è a conoscenza dunque? «Ritengo l’Arpas», dice il direttore dello Spresal (l’Arpas è l’agenzia per la protezione dell’ambiente). E per quanto riguarda la demolizione del reparto di polimerizzazione acrilica AT02? «A noi non è pervenuto alcun piano di lavoro», conclude Nurchi. Chi lo ha autorizzato allora? Non si sa.

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