La Nuova Sardegna

Nuoro

Enti locali, in gioco il futuro del Nuorese

di Francesco Pirisi
Enti locali, in gioco il futuro del Nuorese

I sindaci del territorio hanno espresso le loro perplessità sulla legge al presidente della Regione

02 marzo 2016
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NUORO. Prima la grande Provincia, poi quella “mini”, orfana di Ogliastra e Planargia, oggi nel Nuorese si teme di rimanere senza un’istituzione territoriale di riferimento. Queste le perplessità emerse dopo l’approvazione della riforma degli enti locali. La Regione potrebbe risultare lontana, anche perché le unioni dei comuni chiamate a sovrintendere alle politiche zonali non si sa quale forza avranno di fare ciò. A Oliena due giorni fa, durante il convegno sul parco del Gennargentu, il governatore Francesco Pigliaru ha quasi pregato di avere fiducia: «Non c’è il rischio del cosiddetto Cagliaricentrismo. La Sardegna può migliorare e sviluppare la sua economia solo se si ragiona in un’ottica unitaria». Parole che non potevano avere il potere di sciogliere i dubbi, come per incanto. Certe voci invece li hanno rafforzati: «Non è la riforma migliore tra quella che potevamo aspettarci», è stato il giudizio del sindaco di Fonni, Stefano Coinu. Dello stesso segno la posizione di Roberto Bornioli, presidente della Confindustria provinciale, che ha rimesso in discussione la stessa impostazione storica: «Il Nuorese ha necessità della presenza tangibile, fisica, delle istituzioni pubbliche. Perché non riformare a partire dalla Regione e spostare nei territori alcuni assessorati, così come le sedi di enti regionali?».

Nelle critiche e nelle aspettative la condizione di un settore economico mai forte e oggi reso vulnerabile dalla crisi di industria, edilizia e di conseguenza dei consumi. Gli effetti sulle persone e le comunità in alcuni numeri emersi proprio dall’incontro di lunedì, promosso dalla Cisl di Nuoro, e illustrati dal segretario Fele: una disoccupazione di oltre il 16 per cento (rispetto ai 10 punti della percentuale regionale), che raggiunge il 60 tra i giovani. Senza considerare le sacche di lavoratori precari. Il dirigente sindacale ha puntato anche l’attenzione sul settore dei presìdi culturali, la cui gestione diventa regionale, «con l’impossibilità di continuare a governare in loco musei e biblioteche che sono stati elemento di potenziamento della società del territorio». Fatto sta che anche per tutto ciò il futuro per il Nuorese e i suoi comuni risulta nebuloso, come il tempo meteorologico di quest’inverno ritardato.

Le incertezze sono anche sulla fisionomia e il perimetro da dare alle unioni dei comuni, chiamate dalla riforma della Regione a gestire i servizi che vanno dall’agricoltura, all’industria, all’energia e sino alla cultura. Tutto questo senza altri supporti istituzionali, considerato che a ottobre con il referendum sulla legge costituzionale per le Province potrebbe essere il giorno della loro fine, dopo oltre un secolo e mezzo. Tra le unioni comunali quella prevedibile vedrà Nuoro con 4, 5 centri del territorio per creare la rete urbana da 50mila abitanti. Il resto è tutto da definire, con tempi ed esiti incerti, come la stessa riforma partorita a Cagliari, modificata quattro volte in corsa.

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