La Nuova Sardegna

Nuoro

Delitti del pozzo, Mario Deiana è già a Badu ’e Carros

Delitti del pozzo, Mario Deiana è già a Badu ’e Carros

Si è presentato in carcere dopo la sentenza della Cassazione. Condannato all’ergastolo per gli omicidi Mastrone e Cocco a Manasuddas

05 febbraio 2016
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NUORO. Non ha atteso che andassero a prenderlo a casa a Oliena, ma subito dopo la sentenza della Cassazione ha salutato la compagna e il figlioletto e si è diretto verso Nuoro. Destinazione Badu ’e Carros, il carcere dove dovrebbe trascorrere il resto dei suoi giorni. Un comportamento che potrebbe diventare importante quando potrà avere accesso ai benefici previsti dall’ordinamento penitrnziario.

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Mario Deiana, 39 anni, si è presentato all’ufficio matricola del penitenziario nella serata di mercoledì, subito dopo aver ricevuto la notizia della conferma della sua condanna all’ergastolo. Carcere a vita per i delitti el pozzo di Manasuddas. I giudici di Cassazione non hanno avuto dubbi: lui insieme ai suoi due compaesani Sebastiano “Bastianino” Pompita, 35 anni , e Mauro Fele, 33 anni, ha gettato vivi e lasciato morire annegati, nell’acqua putrida della cisterna all’interno della vecchia casermetta dei carabinieri abbandonata da tempo, la compaesana Pietrina Mastrone, 41 anni, e qualche giorno dopo il camionista di Samassi, Tiziano Cocco, 31 anni. Nel mese di ottobre del 2007.

Mario Deiana era l’unico dei tre imputati ancora in libertà. Era stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia a gennaio 2014. Con Sebastiano Pompita era stato condannato all’ergastolo in tutti i gradi di giudizio, ma la Cassazione, accogliendo il ricorso dei difensori (gli avvocati Gianluigi Mastio per Deiana e Giovanni Colli per Pompita) aveva annullato la sentenza della Corte d'assise d'appello di Sassari e disposto un nuovo processo di secondo grado, sostenendo che l’attendibilità complessiva del pentito Mauro Fele non era stata adeguatamente vagliata. E così il secondo processo d’appello ordinato dalla Cassazione si era aperto con un colpo di scena: il pentito Mauro Fele, già condannato all’ergastolo perché ritenuto responsabile della terribile fine di Pietrina Mastrone e Tiziano Cocco, ricoverato in ospedale perché gravemente malato, aveva inviato una lettera alla Corte nella quale si assumeva tutta la responsabilità del duplice delitto, cercando di scagionare i due compaesani Pompita e Deiana, che in precedenza aveva accusato. «Loro - aveva scritto l’ergastolano – non sono colpevoli. L’autore dei delitti sono io e li ho commessi per motivi strettamente personali. Prima ho ucciso Pietrina Mastrone e, a distanza di alcune settimane, Tiziano Cocco e ho occultato i corpo nel pozzo della vecchia caserma di Manasuddas».

La presenza in aula di Fele era stata richiesta dal difensore di Deiana, l’avvocato Gianluigi Mastio, per fargli spiegare definitivamente la sua versione dei fatti. Nettamente differente da quella fornita in precedenza, nella quale aveva cercato di tirarsi fuori dall’omicidio di Tiziano Cocco, il camionista di Samassi assassinato per portargli via 5 euro e alcune cassette di verdura e frutta, incastrando i due compaesani. Dichiarazioni pesanti come macigni che sono poi state rafforzate dagli elementi raccolti dai carabinieri nel corso delle indagini. Fino ai riconoscimenti fotografici che sono stati decisivi per la conferma della condanna in Appello e in Cassazione. (plp)

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