La Nuova Sardegna

Nuoro

Tutela dei Mamuthones Deiana: «Bene comune»

di Mattia Sanna
Tutela dei Mamuthones Deiana: «Bene comune»

Mamoiada, l’ex sindaco parla del lavoro iniziato in passato con Ottana e Orotelli «Le maschere tradizionali vanno riconosciute come Patrimonio dell’Umanità»

10 settembre 2015
2 MINUTI DI LETTURA





MAMOIADA. Graziano Deiana interviene con una lettera nel dibattito scatenatosi attorno alla svendita dei Mamuthones: «Lasciamo in pace l’esercito e la guardia di finanza, che devono risolvere problemi più complessi, e diamo avvio ad un confronto serio – dice –. Voglio entrare in punta di piedi nella discussione, che si ripete da tempo come un appuntamento annuale» scrive Deiana. «Facciamo, allora, un po' il punto della situazione – propone il rappresentante autorevole del borgo barbaricino – Circa dieci anni fa l’amministrazione comunale di allora registrò presso la Camera di Commercio di Nuoro alcuni “marchi”, più esattamente le denominazioni Mamuthone, Issohadore e Perda Pintà, con le relative dettagliate immagini di ogni particolare. In pratica – spiega – si intendeva adottare una qualche misura di contenimento e dissuasione sull’utilizzo improprio dei beni culturali locali. Allo stesso tempo, inoltre, i “marchi” potevano essere estesi ed utilizzati per la Denominazione Comunale (Deco) che identificava le produzioni locali, sotto un’unica denominazione legalmente riconosciuta, promuovendo e certificando la genuinità e la provenienza degli stessi prodotti. Un modo, insomma, per garantire produttori ed acquirenti. Venendo all'oggi – prosegue Graziano Deiana – l'utilizzo della rete ha diffuso in modo capillare e globale tutto ciò che riguarda le nostre maschere e la nostra cultura, e ciò è sicuramente un bene. Allo stesso tempo, tra milioni di osservatori curiosi c’è sempre qualcuno che coglie la palla al balzo per mettere in moto qualche business in mala fede, e ciò non va tanto bene, tenendo conto che le contraffazioni, non dico dei marchi, ma degli stessi prodotti alimentari e non solo, compresi le varie Doc, Dop, sono sempre più diffuse». Non resta, insomma che un interrogativo, al quale dare soluzione: che fare? Le strade da percorrere potrebbero essere molteplici. Anzitutto, si suggerisce, l’intero paese discuta pacatamente sul ruolo attuale delle maschere e della cultura di Mamoiada, intesi come “bene comune” appartenente all'intera comunità, indissolubile, irrinunciabile e non modificabile. In secondo luogo, si riprenda l’istituzione adeguatamente aggiornata dei marchi, che difendono e danno forza all'intero sistema culturale e produttivo locale. Infine, si metta mano con competenza e determinazione il lavoro già iniziato con i comuni di Ottana e Orotelli e con la Regione Sardegna, perché si arrivi al riconoscimento delle maschere tradizionali come Patrimonio Culturale dell’Umanità.

In Primo Piano

Video

Sassari, il sindaco Nanni Campus: «Il 25 aprile è stato strumentalizzato, anche io ho ceduto sbagliando clamorosamente»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative