La Nuova Sardegna

Nuoro

BORORE

Agente riabilitato, riconosciuto innocente dopo 33 anni

di Pier Luigi Piredda
Giovanni Francesco Scarpa (a sinistra) con il suo avvocato Antonello Cosseddu
Giovanni Francesco Scarpa (a sinistra) con il suo avvocato Antonello Cosseddu

Cacciato dalla Polizia con false accuse di complicità con la malavita milanese ai tempi di Turatello, Vallanzasca ed Epaminonda: era stato incastrato 

27 luglio 2015
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BORORE. A 62 anni ormai pensava che le vite che aveva vissuto finora restassero due. Completamente diverse tra loro. La prima ricca di soddisfazioni e successi professionali. La seconda di rabbia, amarezza, delusione e, in fondo ma proprio in fondo al tunnel di dolore, un barlume di speranza. Quella che non ha mai abbandonato Giovanni Francesco Scarpa, 62 anni, di Berchidda ma residente da lungo tempo a Borore, dopo una felice parentesi professionale giovanile a Milano e un breve periodo a Macomer.

Giovanni Francesco Scarpa, nella sua prima vita, quella fino al 1982, era stato un brillante sottufficiale di polizia che grazie al suo acume investigativo era riuscito a raggiungere a 30 anni il grado di brigadiere grazie a due promozioni per meriti straordinari di servizio. Nella sua seconda vita, dal 1982 al 2015, è invece stato una sorta di reietto della società: è stato in galera per scontare una condanna ingiusta, ha fatto ogni lavoro che ha trovato, anche il più umile, si è ricostruito una seconda famiglia, che ha portato avanti dignitosamente tra mille sacrifici. Sostenuto sempre e soltanto da una certezza: quella di aver subito una condanna ingiusta. Dai tribunali e dalla vita.

E forse non ci sperava più che quel confidente, che era a conoscenza di tutta la verità sulla sua storia, un giorno avrebbe all’improvviso trovato il coraggio di affrontare i giudici di un tribunale per scagionare finalmente Giovanni Francesco Scarpa. Permettendo così di riabilitarlo, di ridargli quel grado che gli era stato stracciato dalla divisa di poliziotto nel lontano 1982 e restituirgli la dignità. E la vita.

La sua terza vita, quella delle soddisfazioni, che potrebbe anche essere quella dei rimpianti se non fosse che a 62 anni e dopo le tante amarezze che ha provato non ha più voglia di pensare al passato.

Buona parte del merito del successo di questa battaglia legale, che si è trascinata per oltre 30 anni nelle aule dei tribunali di mezza Italia, è dell’avvocato Antonello Cosseddu, penalista del Foro di Oristano, che si è preso a cuore la storia del brigadiere Scarpa, ha studiato il caso nei particolari, ha combattuto come un leone nelle aule giudiziarie, non si è arreso neppure quando le varie Corti d’appello rigettavano i ricorsi. Perché era così convinto dell’innocenza del suo assistito che alla fine ce l’avrebbe fatta. E ha vinto.

«Leggendo le carte – ha spiegato l’avvocato Cosseddu – mi sono reso conto che quella contro Scarpa era stata una grande montatura. E non potevo sopportare che la vita di un poliziotto di così alto profilo potesse essere distrutta da accuse infamanti e prive di fondamento. Ora abbiamo avviato le istanze per la riapertura del procedimento disciplinare, la revoca della destituzione dalla polizia e la ricostruzione della carriera. E stiamo predisponendo la causa risarcitoria e quella per la riparazione di un errore giudiziario».

Giovanni Francesco Scarpa ha ritrovato il sorriso. Per il momento è ancora un esodato, visto che dopo aver fatto una serie di lavori saltuari era in attesa di arrivare all’età per ottenere la pensione minima. «Tutto è cominciato nel 1982 – ha cominciato il racconto della sua vita il brigadiere –. Ero alla squadra mobile da 11 anni, nella sezione anti sequestri e anti rapine. Decine di arresti eclatanti tra gli accoliti delle bande di Renato Vallanzasca, Francis Turatello e Angelo Epaminonda “il Tebano”. Ero proprio sulle sue tracce quando all’improvviso sono stato incastrato da due colleghi che erano al soldo del bandito. Ma all’epoca quei due erano puliti e quando avevano raccolto la denuncia contro di me l’avevano condita con le loro relazioni di servizio false. Così, da un giorno all’altro, da poliziotto mi sono ritrovato delinquente: accusato di aver preso soldi in cambio di infomazioni.

"La prima reazione era stato il trasferimento – ha continuato Scarpa –, subito dopo la sospensione dal servizio. E a nulla erano valse le mie spiegazioni, la mia brillante carriera, gli arresti eccellenti. Tutto cancellato da una denuncia falsa. E neppure l’arresto dei due colleghi che mi avevano tradito, perchè coinvolti in un giro di mazzette e riciclaggio con uomini delle bande Turatello, Vallanzasca ed Epaminonda, avevano provocato qualche rimpensamento sulla mia posizione. Dopo qualche tempo ero stato processato e condannato a 2 anni e 9 mesi, 400mila lire di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. La sentenza era stata emessa nel 1984, ma sono rimasto nel limbo fino al 1988 quando ho chiesto espressamente di scontare la condanna e chiudere definitivamente i conti col passato. Ho trascorso 129 giorni in carcere, dal 21 maggio al 27 settembre 1988 e poi fino al 10 gennaio 1991 in affidamento ai servizi sociali a Borore".

"Avevo appena aperto un’attività di commercio ed ero stato costretto a chiuderla – ha aggiunto con una punta di amarezza –. A quel punto ho chiesto il reintegro in polizia, ma non c’è stato nulla da fare. Nessuno mi ha mai voluto ascoltare, i colleghi di un tempo spariti. Ero rimasto solo. Ma sapevo di essere innocente e non ho mai mollato la presa su quel mio confidente che era a conoscenza della verità. E ho avuto la fortuna di incontrare l’avvocato Cosseddu che si è appassionato alla mia storia, ha fatto indagini e ha trovato il bandolo della matassa. Finalmente, nel 2013, quando è morto il boss che mi aveva incastrato nel 1982, il mio informatore ha deciso di raccontare la verità. Era l’unico tassello che mancava – ha concluso Giovanni Francesco Scarpa –, quello che i giudici di tutti i tribunali avevano sempre sollecitato per scagionarmi. Ce l’abbiamo fatta. Ora sono frastornato ma felice. Sono stato riabilitato. Sono sempre stato un poliziotto onesto, anche se ci sono voluti 32 anni per dimostrarlo".

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