La Nuova Sardegna

Nuoro

Mafia Capitale, Buzzi scrive al Papa da Badu 'e Carros: sono pentito

Salvatore Buzzi
Salvatore Buzzi

Il presidente della cooperativa "29 Giugno", arrestato nell'ambito della maxi inchiesta sulla corruzione e detenuto nel carcere di Nuoro, dice di aver accolto "l'invito alla conversione"

30 giugno 2015
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NUORO. Salvatore Buzzi, arrestato nell'ambito dell'inchiesta su Mafia Capitale, ha inviato una lettera a Papa Francesco dal carcere di Badu ’e Carros, dove è detenuto. L’ex presidente della cooperativa «29 giugno», aiutato nel suo percorso dal cappellano don Giampaolo Muresu e dal vescovo Mosè Marcia - riferisce Agensir - afferma di aver accolto l’invito del Papa ai fautori o complici di corruzione contenuto nella bolla di indizione del Giubileo della Misericordia.

«Seguendo la via tracciata dalla Misericordiae Vultus - scrive Buzzi -, dichiaro la mia totale adesione al Suo invito alla conversione, "unita al coraggio della denuncia" perché la corruzione "impedisce di guardare al futuro con speranza ed è un accanimento nel peccato". Mi auguro e spero di non essere il solo».

Nella lunga missiva Buzzi racconta la sua storia personale, intrecciata a quella delle cooperativa, cresciuta a tal punto da diventare una eccellenza sociale e lavorativa. «Dal 2010 - denuncia Buzzi in un passo della lettera - iniziammo ad avere richieste varie di utilità da parte di funzionari e amministratori: facemmo un esposto alla Procura di Roma ma non ci fu seguito, tentammo anche la via della denuncia politica, ma anche questa via non portò risultati. E allora io in prima persona cedetti a queste richieste: moralmente giustificavo il mio agire con il classico "fine che giustifica i mezzi". Tali richieste si sono poi accentuate con gli anni e con il crescere della cooperativa; io continuavo a giustificare il mio operato con il fatto di creare occupazione per tante persone che altrimenti non avrebbero mai trovato lavoro. Da vittima divenni pian piano complice di un sistema corruttivo cresciuto sempre di più, sia a livello politico che amministrativo».

Dal carcere di Nuoro, Buzzi condanna la violenza mediatica di cui si è sentito vittima, in particolare per l’uso di una intercettazione scovata nelle 60mila pagine dell’inchiesta. Quanto all’accusa di essere braccio operativo di un’associazione di stampo mafioso, scrive: «Sono consapevole di dover affrontare la giustizia terrena e mi adopererò per chiarire le mie colpe e contrastare per quanto è nelle mie possibilità i fenomeni corruttivi; mi difenderò dalla accusa ingiusta di mafia».

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