La Nuova Sardegna

Nuoro

#liberincammino

L'ultima tappa del cammino dei detenuti sotto il segno della fratellanza

Luca Fiori
Antonio Porcheddu, priore della Confraternita di San Jacopo, con un gruppo di detenuti
Antonio Porcheddu, priore della Confraternita di San Jacopo, con un gruppo di detenuti

Si è concluso il pellegrinaggio organizzato dal capitolo sardo della Confraternita di San Jacopo di Compostella

02 maggio 2015
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BITTI. Un lungo abbraccio e la promessa di rivedersi presto lontano dal grigio di quel muraviglione che divide il carcere dalla libertà. È finito ieri sera, dopo una settimana intensa di emozioni dolci come le valli verdissime e quiete della Barbagia, il Cammino della Visitazione, il pellegrinaggio organizzato dal capitolo sardo della Confraternita di San Jacopo di Compostella in collaborazione con la diocesi di Nuoro e l'amministrazione penitenziaria.

Un progetto che ha regalato a undici detenuti di Badu 'e Carros e Mamone in permesso premio il sapore intenso della libertà e della fratellanza. Passo dopo passo, salita dopo salita, sono nate amicizie che rimarranno per la vita. Perché il Cammino è così: la condivisione delle gioie e della fatica rende gli uomini migliori e crea legami indissolubili.

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Si è conclusa a tarda sera con in mano il Testimonium (una pergamena che certifica l'avvenuto pellegrinaggio) e gli occhi gonfi di lacrime la quinta e ultima tappa della camminata iniziata domenica sera a Fonni è terminata al santuario di Santissima Annunziata di Bitti. Ieri mattina alle 8 i pellegrini si sono messi in marcia dal santuario di San Francesco di Lula dopo aver trascorso la notte nelle "Cumbessias".

Dopo i 34 chilometri del giorno prima, da Nuoro a San Francesco, i pellegrini hanno iniziato ad accusare la fatica e il peso degli zaini. Ma sarà l'ultimo dei ricordi che porteranno dentro le celle di Badu 'e Carros e Mamone dove sono rientrati ieri sera dopo gli abbracci commossi con il priore della Confraternita Antonio Porcheddu (anima del progetto) e i quindici volontari che hanno camminato con loro e curato con amore ogni aspetto dell'organizzazione.

Il Cammino ha portato emozioni e regali a tutti. Il dono più grande lo ha ricevuto Joshua, un simpaticissimo ragazzone nigeriano trapiantato a Napoli da una vita, che all'inizio della penultima tappa è diventato un uomo libero. Il tribunale di Nuoro gli ha concesso uno sconto di pena e lui, dopo aver sbrigato le pratiche dentro il carcere di Mamone, ha ripreso lo zaino e ha concluso il Cammino con i suoi amici. Oggi tornerà dalla sua famiglia ma prima di partite ha fatto un patto con gli altri pellegrini.

"Un giorno ci rivedremo - hanno giurato Joshua e gli altri ragazzi - fuori dalle celle e finalmente liberi, liberi in Cammino".

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