La Nuova Sardegna

Nuoro

Processo

Barbagia Flores, il giallo della pistola

Valeria Gianoglio
L'imputato Marcello Ladu dietro le sbarre parla col suo difensore al processo Barbagia Flores
L'imputato Marcello Ladu dietro le sbarre parla col suo difensore al processo Barbagia Flores

Colpo di scena: una nuova perizia ribalta la certezza che l'arma ritrovata a Nuoro dopo l’arresto dell’ex latitante Marcello Ladu sia quella che ha ucciso Giamattei

17 dicembre 2014
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LANUSEI. L’ultimo colpo di scena il maxi processo Barbagia Flores lo riserva in zona Cesarini, ad appena due giorni dalla sentenza attesa per domani sera. È una perizia depositata ieri, e disposta alcune settimane fa dalla corte d’assise di Cagliari, che di fatto riapre una delle posizioni che sembravano più compromesse sinora dell’intera vicenda sui cinque omicidi ogliastrini: è la posizione dell’ex latitante Marcello Ladu, accusato di aver ucciso, il 30 settembre 2001, l’imprenditore beneventano Francesco Giamattei solo per impossessarsi di un fucile “pulito” che poi sarebbe stato utilizzato per uccidere tre giorni dopo la titolare della Barbagia Flores, Rosanna Fiori.

Sembrava destinato a ottenere un nuovo ergastolo, Marcello Ladu, che ne ha già collezionato uno per la strage di Copertino, e invece la perizia balistica commissionata dalla corte d’assise di Cagliari all’esperto di balistica forense Giulio Madeddu, di fatto riapre la sua posizione e lascia intravedere la possibilità di un’assoluzione per Ladu per insufficienza di prove.

Finora, infatti, a inchiodare Ladu senza alcun dubbio al delitto Giamattei, c’era una precedente perizia datata 2010 che stabiliva che la pistola 357 Magnum, marca Zastava, che gli era stata ritrovata a Nuoro quando la polizia lo aveva arrestato era proprio quella che aveva lasciato le sue tracce sul luogo del delitto Giamattei, avvenuto nelle campagne di Villagrande Strisaili. Per il perito Giulio Madeddu quella certezza non esiste affatto.

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