La Nuova Sardegna

Nuoro

L’industria del Nuorese alla ricerca del riscatto

di Federico Sedda
L’industria del Nuorese alla ricerca del riscatto

A Bolotana un convegno per parlare della storia manifatturiera del centro Sardegna Dalla nascita del polo chimico agli operai di Ottana Polimeri in lotta per il loro futuro

07 dicembre 2014
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BOLOTANA. È stato un’amarcord di speranza l’incontro che si è tenuto ieri a Bolotana per parlare della storia dell’industria del centro Sardegna. Storia e presente legati in un intreccio che ha cambiato i destini della provincia di Nuoro. Da una parte i rappresentanti di quella che fu la classe operaia di Ottana e, dall’altra, i giovani della Ottana Polimeri, in cassa integrazione. Ricordi di lotte di piazza e sudore operaio per conquistare il sogno industriale. Capitoli di storia che si ripetono da quarant’anni. Da quando, alla fine degli anni Sessanta, su indicazione della commissione d’inchiesta sul banditismo in Sardegna presieduta dal senatore Medici, nacque, a Ottana, l’industria chimica. Un polo industriale per dare corpo a un intervento sociale in grado di estirpare il malessere. «L’annuncio della nascita della fabbrica venne dato a Sarule il 4 aprile 1969 dall’allora presidente della giunta regionale. Del Rio». Una data scolpita nella mente di Francesco Tolu, che, negli anni futuri, avrebbe fatto l’operaio nella fabbrica dell’Anic fibre. Da quegli anni sembra passato un secolo. Basta uno sguardo alla platea per capire che il tempo a Ottana si è fermato. Barbe bianche e volti avvizziti. Ma con la mente piena di ricordi delle lotte per salvare la fabbrica. E il futuro dei figli. Non solo dei giovani della Ottana Polimeri, reduci di quello che fu il polo industriale del centro Sardegna, ma anche dei ragazzi della seconda classe delle scuole medie di Bolotana che, ieri, accompagnati dai loro insegnanti, erano seduti in fondo alla sala ad ascoltare in silenzio. E anche a porre domande. «Vogliamo sapere – ha chiesto una ragazzina – se e quando avremo un futuro». Una domanda rivolta ai nonni dell’industria di Ottana. A gente come Saverio Ara, Gianfranco Mussoni e Francesco Tolu, operai della fabbrica, anima e cuore delle battaglie di un tempo. Delle lotte per il lavoro, i trasporti, la casa e il diritto allo studio. Domande, quelle delle alunni, rivolte anche a giovani come Roberto Olivas e Stefano Meloni che, lottando nel presidio davanti ai cancelli della fabbrica chiusa, cercano di mantenere vivo il filo della speranza. Di tutto questo si è parlato ieri a Bolotana nel corso del convegno “Orminas de industria”, tracce di industria, organizzato dall’associazione culturale Orminas, in collaborazione con la Pro loco e con il patrocinio del comune di Bolotana. Con i volti storici delle tute blu c’erano due testimoni dell’evoluzione industriale: don Pietro Borrotzu, direttore della pastorale del lavoro della diocesi di Nuoro e il giornalista Michele Tatti. Ha salutato tutti il sindaco, Francesco Manconi, che ha ricordato come «l’industria abbia cambiato il destino della Sardegna centrale». Saverio Ara ha ricordato gli anni del consiglio di fabbrica, i blocchi stradali, la conferenza di produzione del 1977 e la visita alla fabbrica di Enrico Berlinguer nel gennaio del 1984, cinque mesi prima della sua scomparsa. Don Borrotzu ha sottolineato l’impegno della chiesa per i problemi del lavoro. Appelli a non arrendersi nella lotta per il lavoro sono venuti da Gianfranco Mussoni e Michele Tatti. Ha fatto da contorno agli interventi una serie di interviste agli operai di allora e di oggi. Messaggi affidati ai ragazzi della scuola. «Perché – ha ricordato don Borroztu con le parole di papa Francesco – non rubino loro la speranza». Ma neanche il lavoro.

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