La Nuova Sardegna

Nuoro

In un libro la Macomer di fine Ottocento

In un libro la Macomer di fine Ottocento

L’ultimo volume di Giovanni Cucca verrà presentato oggi alle 17.30 nella biblioteca comunale

04 dicembre 2014
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MACOMER. Il racconto della storia di Macomer continua con l’ultimo libro di Giovanni Cucca, appassionato e prolifico studioso delle vicende storiche della sua città che ha ricostruito con un puntiglioso lavoro di ricerca condotto negli archivi di stato, nelle biblioteche che raccolgono pubblicazioni d’epoca, negli archivi diocesani e nei vecchi giornali. Il suo ultimo lavoro racconta l’Ottocento di Macomer e del Marghine nel periodo che va dagli anni cui in Italia regnarono Vittorio Emanuele II e il figlio, Umberto I (1861-1900). Quello uscito in questi giorni è un primo tomo di circa 500 pagine nel quale Cucca racconta e documenta la storia della città negli anni dell’Unità d’Italia e successivi, il periodo in cui furono costruite le ferrovie che fecero grande Macomer, i primi censimenti, i risultati delle votazioni dell’epoca e lo sviluppo urbano della città con i primi grandi palazzi signorili che raccontano i fasti di una nuova ricchezza borghese che andava nascendo in quegli anni. Il tutto accompagnato dai documenti recuperati con un certosino lavoro d’archivio al quale lo studioso ha dedicato molto del suo tempo. C’è persino il contratto di costruzione del palazzo Uras, il monumentale edificio che si affaccia sulla piazza Garibaldi di fronte al comune. Il contratto fu stipulato nel 1841 da Antonina Nurra, vedova di Domenico Pinna Scarpa, un ex magistrato della Reale Governazione, una specie di tribunale dell’epoca, la quale si avvalse di manodopera reclutata a Cuglieri perché più conveniente rispetto a Macomer. Ma non è questa l’unica curiosità del nuovo libro di Giovanni Cucca. Altre riguardano le ferrovie. Cucca spiega che la costruzione dei due complessi ferroviari, la Dorsale Sarda e la ferrovia secondaria per Nuoro e Bosa, favorì lo sviluppo economico, l’incremento demografico e il movimento dei forestieri. Per andare a Nuoro in diligenza (il mezzo pubblico che trasportava anche la posta) o in omnibus (un carro coperto trainato da cavalli più accessibile anche in termini di costo) si impiegavano otto ore. Col treno quattro ed era più spazioso, più confortevole (rispetto agli altri due) e con meno rischi di aggressioni. Ma la ferrovia non era poi tanto sicura. Cucca riporta infatti la notizia pubblicata sul quotidiano “L’Avvenire di Sardegna” del 31 dicembre 1888, di alcune fucilate esplose contro il treno tra Bortigali e Silanus. Si decise perciò di far viaggiare sui convogli dei carabinieri, ma servì a poco dato giorni dopo si ripetè l’episodio. «La ferrovia da Macomer a Nuoro – scriveva il cronista – ha spostato non pochi interessi, non esclusi quelli di coloro che intravedono la certezza di non poter più svaligiare la diligenza». Poi ci sono i racconti sul vaiolo e le malattie diffuse in quegli anni a Macomer. Il libro di Giovanni Cucca sarà presentato oggi, alle ore 17,30 nella biblioteca comunale. Interverranno l’autore e lo storico Luciano Carta.

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