La Nuova Sardegna

Nuoro

Edilizia al tracollo, imprese in ginocchio

di Tiziana Simula
Edilizia al tracollo, imprese in ginocchio

La denuncia di sei associazioni imprenditoriali delle province di Nuoro e Ogliastra: «Urgente un piano di rilancio»

29 novembre 2014
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NUORO. I mattoni crollano, tra il silenzio della politica. Una discesa verticale. Vertiginosa. Che sta spazzando via centinaia di imprese del cemento e migliaia di posti di lavoro. Il settore delle costruzioni è al tracollo. E a portarlo impietosamente alla luce sono i dati della Cassa edile e della Edilcassa per le province di Nuoro e Ogliastra: tra il 2007 e il 2013 si registra un calo del 40 per cento del numero delle imprese edili, e una perdita del 50 per cento dei lavoratori. 780mila, le ore di cassa integrazione in deroga autorizzate in provincia di Nuoro lo scorso anno. Dati che fanno paura. Tanto da far scendere in campo sei associazioni imprenditoriali del territorio: Confindustria e Ance (sezione costruttori di Confindustria), Confapi, Cna, Confcooperative, Confartigianato e Legacoop delle province Nuoro e Ogliastra.

La rivendicazione. Una mobilitazione unita e compatta, che mira ad un’unica rivendicazione: chiedere alla Regione un’inversione di tendenza. Rilanciare un comparto ormai allo stremo, che ha un’immediata capacità di ripresa e un effetto moltiplicatore su un vasto indotto. Il tavolo delle imprese farà sentire la sua voce: lo farà incontrando il presidente Francesco Pigliaru quando verrà in città, il 10 dicembre.

«Per noi sarà una specie di ultima chiamata. Non vogliamo un contentino, ma un piano di rilancio per il nostro territorio», ha ribadito ieri il presidente di Confindustria, Roberto Bornioli, nella conferenza stampa congiunta delle associazioni imprenditoriali. Un incontro nel quale è stata denunciata la grave crisi del settore, elencati i drammatici numeri del tracollo del comparto, evidenziate le principali criticità e presentate nel contempo anche diverse proposte per far ripartire la fabbrica dei mattoni.

Le criticità. A sfiancare le imprese, i mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione nel settore dei lavori pubblici, blocco causato dal Patto di stabilità che impedisce agli enti locali di pagare le imprese a cui hanno commissionato i lavori. Ma anche l’assenza di investimenti pubblici, lo stallo dell’edilizia privata, ora aggravata dal vuoto normativo che seguirà all’imminente scadenza del Piano casa, e le forti difficoltà di accesso al credito. Occorre insomma una terapia d’urto da parte della politica regionale che riattivi il mercato delle costruzioni, sostenga la domanda e faccia ripartire l’intero processo economico della provincia. Qualcosa, però, può essere fatto subito per ridare ossigeno alle imprese del territorio.

Le denunce. «Ci sono opere e finanziamenti di competenza del Comune, pari a 65 milioni di euro, risalenti ormai a diversi anni fa e ancora oggi bloccati», ha ricordato Giuseppe Mastio, dell’Ance Sardegna centrale. Dal finanziamento Area a Su Pinu alla strada pedemontana, dall’accordo di programma Monte Gurtei alla manutenzione straordinaria delle scuole, per citarne alcuni. «All’incontro con Pigliaru vogliamo arrivare non da invitati ma da protagonisti, con proposte e strategie concrete», ha ribadito il presidente di Legacoop Totoni Sanna, che ha anche ricordato la manifestazione di due giorni fa sulla 131 «che evidenziato il dramma attraversato da un settore trainante che ha creato sviluppo nell’isola». Senza mezzi termini la denuncia di Marco Mele della Cna Nuoro: «Ci sono tante opportunità per rilanciare il comparto: manca la volontà o la capacità politica». Mentre il presidente di Confcooperative, Francesco Sanna, ha messo l’accento sulla sofferenza che il blocco dell’edilizia provoca a catena sull’indotto: scuole, asili, centri di aggregazione sociale, abitazioni. «Tutta la filiera culturale, turistica e sociale, insomma, bisognosa di interventi strutturali che invece non possono essere realizzati», ha rimarcato.

«La Regione non deve solo affrontare le emergenze: chiediamo che nella sua programmazione inserisca il rilancio delle imprese e del mondo del lavoro», ha aggiunto Mirko Murgia, presidente Confapi. «La politica deve imparare a parlare il linguaggio delle persone», ha attaccato Maria Carmela Folchetti, presidente Confartigianato – Dai dati dell’Osservatorio nazionale emerge che negli ultimi cinque anni nell’isola hanno chiuso tre imprese edili al giorno. Che facendo una proporzione, significa 17 volte i numeri della vertenza Meridiana e 5 volte quelli dell’Alcoa».

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