La Nuova Sardegna

Nuoro

belvÌ

Ippoterapia, il libro di Nino Sole

Il volume sarà presentato domani sera al caffè letterario l’Edera

28 novembre 2014
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L’ippoterapia come mezzo riabilitativo e di fisioriabilitazione del corpo umano. Se ne parlerà domani sera a Belvì, al caffè letterario l’Edera, nell’ambito della rassegna culturale “Libros, binu e contos”, organizzata dalla consulta giovanile belviese e da Bachisio Cadau, non nuovo ad iniziative di questo genere. La rassegna prevede una serie di presentazioni di libri di vario genere, nel corso della quale sarà possibile degustare dei vini di una cantina scelta a rotazione. Alle 18.30 nei locali dell’Edera, lo psicoterapeuta Nino Sole presenterà il suo ultimo libro proprio sulla dolce cura tramite i cavalli. L’ippoterapia, nota anche come TMC, terapia a mezzo del cavallo fa parte di quelle differenti modalità di trattamento degli impedimenti motori invalidanti. Il testo ripercorre esperienze e dati, nell’ambito della fisioriabilitazione e della clinica riabilitativa, con una analisi sull’insorgenza e lo sviluppo di patologie dell’area neuropsicomotoria in età evolutiva. Una parte del volume è poi dedicata alle diverse tecniche riabilitative. Vengono quindi proposte modalità che integrano la cura psicofarmacologica per diverse tipologie di sindromi come quelle anoressiche, bulimiche, autistiche, down e psico-fobiche. Al dibattito sarà presente l’autore, che ha al suo attivo diverse pubblicazioni che sono un considerate dei validi supporti per per psicologi, psicoterapeuti, insegnanti, studenti e specializzandi universitari. Piena soddisfazione per l’evento è stata espressa da Giorgio Ignazio Onano, coordinatore della consulta giovanile di Belvì, che afferma: «Libros, binu e contos rappresenta un’importante percorso culturale nel quale crediamo molto. L’obiettivo rimane sempre quello di coinvolgere non solo i nostri concittadini ma anche gli amici dei comuni del circondario, e soprattutto di riavvicinare i giovani alla cultura, in tempi ove sono sempre più decisi ad abbandonare i nostri comuni per l’assenza di lavoro». (g.m.)

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