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Tribunale, quattro anni a processo per un furto da due euro e 50

L'aula di un tribunale durante una pausa dell'udienza
L'aula di un tribunale durante una pausa dell'udienza

L’oggetto sottratto a Bono da una bancarella era un attrezzo per fare i buchi nelle cinture

08 novembre 2014
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NUORO. Quattro anni tra indagini e processo per un furto del valore di 2 euro e 50. Capita anche questo, in tribunale a Nuoro. Capita che in mezzo a problemi di organico, a un continuo tourbillon di giudici, a piccole e grandi emergenze, la giustizia debba perdere tempo e denaro prezioso per un episodio che oggettivamente si poteva risolvere con un pizzico di buonsenso. E invece no.

Nel 2009 un commerciante ambulante di Bono si rivolge ai carabinieri della stazione del paese. Racconta che ha appena subìto un furto, il furto di un attrezzo esposto nella sua bancarella di ambulante. «Dopo la denuncia – racconta ieri in udienza a Nuoro, il maresciallo Emanuele Garibaldi che a suo tempo si era occupato della vicenda – noi ci siamo subito attivati e siamo andati a Burgos nella casa del signore che ci era stato indicato come l’autore del furto, Raimondo Ruiu. È stato lo stesso Ruiu a mostrarci la sua vettura, una Fiat Panda, e lì, nel portabagagli c’era lo strumento rubato. Si trattava di un attrezzo per fare i buchi nelle cinture».

La giustizia da quel momento in poi fa evidentemente il suo corso. La Procura di Nuoro apre un apposito fascicolo d’inchiesta, Ruiu finisce a processo attraverso una citazione diretta a giudizio, senza passare dunque per il filtro di una udienza preliminare. E il processo comincia.

Siamo nel 2010 ma da quel momento in poi, in realtà, incappa in vari rinvii, scioperi degli avvocati, disguidi di diversa natura. Insomma: sino a ieri, per un motivo o per un altro, di fatto non si era mai aperto ma aveva comunque contribuito a riempire i calendari delle udienze al Palazzo di giustizia nuorese. E tutto per un banale furto del valore di 2 euro e 50 centesimi.

«In altri tempi le cose si sarebbero risolte alla buona – sottolineava chi ha assistito, tra il pubblico, all’udienza di ieri mattina – in altri tempi la persona avrebbe saldato il danno e si sarebbe chiusa così». Ma la giustizia, a volte, segue percorsi strani e si accanisce, evidentemente, con i ladri di polli, anziché concentrarsi su questioni per più complesse e rilevanti.

Il processo per il furto del “buca-cinghia” riprenderà a febbraio dell’anno prossimo con una nuova udienza davanti al giudice monocratico Antonella Useli Bacchitta nel corso della quale verranno sentiti altri testi dell’accusa.

Raimondo Ruiu è difeso dall’avvocato di fiducia Nazarena Tilocca. (v.g.)

 

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