La Nuova Sardegna

Nuoro

Cyberbullismo, in aumento i prepotenti digitali

di Tiziana Simula
Cyberbullismo, in aumento i prepotenti digitali

L’allarme dell’Osservatorio territoriale sul bullismo Il fenomeno dilagante coinvolge anche i bambini di 10 anni

08 novembre 2014
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NUORO. Esercitano la loro prepotenza utilizzando smartphon, pc, tablet: minacce, insulti, offese, viaggiano on line, agganciando in ogni momento della giornata la vittima, senza limiti di spazio e di tempo. È il cyberbullismo, l’ultima frontiera del bullismo: aggressività e prevaricazioni che passano attraverso l’uso degli strumenti tecnologici, diventati ormai nuovi terreni di confronto e, sempre più spesso, di scontro per i ragazzi. Su questo nuovo fenomeno e sulla sua diffusione, ha cercato di fare luce un’indagine dell’Osservatorio territoriale sul bullismo delle province di Nuoro e Ogliastra, impegnato su questo fronte dal 2007. Il rapporto, curato dal settore ricerca della cooperativa sociale Lariso di Nuoro, ha coinvolto 873 studenti nelle classi di passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo e secondo grado. Con una novità: l’inserimento nel campione d’indagine anche dei bambini di 10 anni. E questo, per la prima volta in Italia. Il 30% dei 237 bambini coinvolti nella ricerca ha assistito o preso parte ad atti di cyberbullismo. Un risultato che fa riflettere. Così come tutti i dati emersi dalla ricerca, presentati ieri nell’auditorium della biblioteca Satta dall’Otb. Presenti il coordinatore dell’Osservatorio e vice questore aggiunto Fabrizio Mustaro, il questore Pierluigi D’Angelo e il responsabile della ricerca Otb Gianfranco Oppo. Nuoro come New York, si potrebbe dire. Nel senso che le manifestazioni di cyberbullismo sono perfettamente identiche a quelle riscontrate a livello planetario. «Dai dati in nostro possesso appare chiaro che il fenomeno è esteso tanto nei piccoli paesi che nelle città del nostro territorio – ha detto Mustaro – Inoltre, la dimensione delle classi è ininfluente e le prevaricazioni sono presenti anche nei gruppi composti da pochi ragazzi». I dati allarmanti del fenomeno, sono stati illustrati di fronte a una platea risicata, composta da docenti e qualche genitore, da Gianfranco Oppo. Dalle risposte dei questionari, è emerso che il 16,9% ha subito prepotenze attraverso il telefonino, il 14,3% attraverso internet. E ancora: l’11,5% le ha invece compiute utilizzando il cellulare e il 10,8% con internet. Il 37% ha assistito o preso parte a prepotenze con il telefonino. «Il cyberbullismo è “quasi uno sport” praticato in alcune classi dal 50% dei ragazzi che agiscono senza porsi problemi e non conoscendo assolutamente le conseguenze del loro agire», è stato detto. Circa 200 ragazzi del campione studiato infatti dice di non provare niente di particolare nei confronti di chi patisce le continue vessazioni. E di quei 200, la metà ritiene addirittura divertente molestare i propri compagni.

Il rapporto fa risaltare una criticità del modello educativo e del ruolo dei genitori, spesso ignari dei rischi che i figli corrono nell’utilizzo erroneo della rete e degli strumenti tecnologici, ma altre volte, sono loro stessi artefici, ad esempio, con l’iscrizione dei figli su facebook. Da qui, il duplice obiettivo della ricerca: non solo uno strumento scientifico, ma anche un grido di attenzione per gli adulti. Il questore D’Angelo ha infine ricordato il numero verde 43002 attivato dal ministero per contrastare il bullismo.

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