La Nuova Sardegna

Nuoro

Appello dei pescatori: la marineria è in crisi, ora un piano di rilancio

di Salvatore Martini
Appello dei pescatori: la marineria è in crisi, ora un piano di rilancio

Grido di aiuto dalla Caletta: «La piccola pesca va tutelata» Loi (Cgil): «Basta chiacchiere, atti concreti dalla Regione»

30 ottobre 2014
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SINISCOLA. Una spesa media di diecimila euro l’anno a peschereccio solo per riparare le reti stracciate in acqua dai delfini. E neanche un centesimo di indennizzo da parte di Stato e Regione. Davvero dura la vita dei pescatori della marineria di La Caletta che, nonostante mandino avanti un comparto strategico per la storia e l’economia del territorio, continuano a non vedere riconosciuti i propri diritti. I danni prodotti dai delfini sono solo uno dei tanti grattacapi ai quali deve fare fronte il settore. La piccola pesca sarda reclama più attenzione, e lo fa in maniera ufficiale, visto che i precedenti appelli sembrano caduti nel vuoto. Primo tra tutti: riconoscere i delfini come una vera e propria calamità naturale. Non fa giri di parole Francesco Loi, pescatore di lungo corso, delegato provinciale del settore pesca della Cigl. «Ogni anno subiamo danni ingenti dagli assalti di questo animale – spiega Loi – che non solo straccia le reti, che dobbiamo sostituire di tasca nostra, ma ci causa anche un mancato guadagno per via del pesce che viene perso. A questo bisogna aggiungere il danno morale che, a lungo andare, diventa anche fisico, dato che vedere azzerate ore e ore di lavoro è drammatico». Nei giorni scorsi l’argomento è stato al centro di un convegno che si è svolto a Siniscola. Durante i lavori è emerso che i tursiopi non sono classificati come calamità naturale perché mancano lo studio e il relativo riconoscimento delle autorità competenti. «Cosa stanno aspettando allora? – si chiedono i pescatori – Noi stiamo subendo inermi un disagio dietro l’altro. La situazione è angosciante e la classe politica è immobile. Il nostro settore è in grande sofferenza».

La marineria di La Caletta, che con oltre 100 addetti e più di 30 imbarcazioni è la più grande della costa orientale della Sardegna, si fa portavoce delle istanze dell’intera categoria. La piccola pesca artigianale dell’isola va tutelata. «Serve un piano regionale della pesca per rilanciare il settore – conclude Francesco Loi – visto che ci sono grandi ritardi e lacune. Siamo stufi delle chiacchiere. Vogliamo fatti concreti. Chiediamo che, alla pari di altri settori, anche a noi vengano risarciti i danni alle attrezzature causati dai continui assalti dei delfini, che sono così intelligenti da aver sviluppato delle tecniche di irruzione sempre più precise ai danni del pescato raccolto nelle reti». Le “soluzioni” pensate sinora, come il ricorso ai sonar, non si sono rivelate efficaci. La piccola pesca continua ad essere in grave crisi. Gli armatori stanno ipotizzando di riunirsi in una associazione, con l’obiettivo di acquisire forza per far capire alla classe politica, sinora poco attenta, quanto soffra questo storico ma fiero comparto della Sardegna.

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