La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio Dore, la perizia estesa a tutto lo scotch

di Valeria Gianoglio
Omicidio Dore, la perizia estesa a tutto lo scotch

Il medico legale: «Ora passeremo al campionamento del nastro adesivo» La Corte d’assise: «Entro il 23 dicembre l’intera analisi dovrà essere conclusa»

24 ottobre 2014
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NUORO. Dopo aver fissato un punto fermo, che anche il consulente della difesa aveva accertato in modo indiretto nelle scorse settimane – “il Dna trovato sullo scotch non è riconducibile a un consanguineo, in linea paterna, di Antonio Lai” – adesso la seconda tappa della perizia sul Dna disposta dalla corte d’assise al processo per la morte di Dina Dore, sarà l’analisi su tutto lo scotch che era stato repertato a suo tempo. E sarà anche la caccia al cosiddetto “Dna mitocondriale”. Ovvero il Dna che consentirebbe agli esperti di accertare se l’”Ignoto1” che il 26 marzo del 2008 ha lasciato la sua saliva sullo scotch che ha avvolto Dina Dore, era un consanguineo in linea materna di Antonio Lai, papà del superteste Stefano.

«La seguente fase di laboratorio – spiega infatti alla corte, il perito Ernesto D’Aloja – prevede di eseguire un nuovo campionamento del nastro adesivo che stringeva il corpo di Dina dore, estendendo, ove possibile, l’analisi anche al profilo del Dna mitocondriale, al fine di consentire anche una comparazione per via matrilineare». Visto che la consanguineità per via “patrilineare” è stata esclusa con certezza assoluta dallo stesso perito.

Non sono mancati i termini tecnici, le citazioni scientifiche, i richiami alla scelta dei metodi e al rigore della genetica, insomma, nella tappa di ieri del processo Rocca. L’udienza di ieri era tutta riservata all’audizione del perito e medico legale Ernesto D’Aloja. L’esperto, che dirige anche la scuola di specializzazione in medicina forense dell’università di Cagliari, ieri ha illustrato alla corte la sua risposta al primo quesito che gli aveva posto la corte d’assise nuorese. «Escludo con certezza – ha spiegato D’Aloja – che la traccia lasciata dal punto di vista patrilineare sia correlato con il signor Lai».

«Prima di dire questo – gli chiede l’avvocato Lai – professor D’Aloja ci può spiegare se ha potuto accertare che il Dna estrapolato dal bicchiere corrisponda ad Antonio Lai?». «Piena corrispondenza» risponde il docente universitario di medicina legale.

«E adesso – chiede ancora la difesa – è possibile estendere l’analisi per vedere se c’è una consanguineità per via matrilineare?». «Si può fare – risponde D’Aloja – a seconda del fatto se si trovano altre tracce sullo scotch e se sono abbastanza. In ogni caso si potrà restringere il cerchio su un gruppo familiare, ma non sul singolo individuo all’interno di quel gruppo».

Secondo la difesa, e il suo consulente Andrea Maludrottu, tuttavia, nel caso nel quale sul nastro adesivo non si dovessero trovare tracce del cosiddetto Dna mitocondriale, allora, come spiega Maludrottu, «avrebbe senso passare all’esame della deconvoluzione del profilo misto».

«Sono d’accordo» dice D’Aloja. Il docente ricorda, subito dopo, che ha tempo fino al 23 dicembre per depositare la parte restante della sua perizia sul Dna e sullo scotch che avvolgeva Dina Dore. Ma oltre all’esposizione della prima parte della perizia sul Dna, l’udienza di ieri è servita alla Corte d’assise anche per sciogliere alcune riserve, ovvero pronunciare la sua decisione in merito alle richieste delle parti per sentire nuovi testi.

Sia la richiesta del pm Danilo Tronci, sia quella dei difensori di Rocca, Mario Lai e Angelo Manconi, sono state rigettate perché considerate testimonianze irrilevanti, inutili o superflue rispetto a quanto era già emerso nelle scorse udienze. Sono state rigettate, dunque, sia la testimonianza di Agostino Loi, uno dei fratelli di Nughedu Santa Vittoria che alcuni anni fa aveva prestato una consistente somma di denaro a Francesco Rocca. Né è stata ammesso il nuovo esame in aula dell’ex commissario di Gavoi, Giampietro Putzu. Depositario di alcune confidenze importanti, per la difesa, circa il delitto Dore. Nessun nuovo teste, insomma, deporrà in udienza. Dopo il deposito della perizia, entro il 23 dicembre, l’ultima parola, se lo vorrà, spetterà all’imputato, Francesco Rocca. Poi comincerà la fase della discussione.

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