La Nuova Sardegna

Nuoro

Diga di Maccheronis, il cantiere è chiuso

di Sergio Secci

Un anno fa lo stop ai lavori, poi l’alluvione. Mobilitazione a Posada e Torpè per riappaltare al più presto gli interventi

23 ottobre 2014
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Timori e preoccupazione tra gli abitanti della piana di Posada e Torpè per il blocco ai lavori nella diga di Maccheronis. È passato infatti un anno da quando l’impresa Maltauro, che aveva in appalto il sovralzo dell’invaso, ha deciso di abbandonare i lavori della diga che sbarra il fiume Posada nel territorio comunale di Torpè. A distanza di tanto tempo e dopo la disastrosa alluvione che ha provocato danni per decine di milioni di euro, all’orizzonte non si intravede nessuna ripresa dei lavori.

Sulla vicenda interviene ora il segretario della Finca Cisl nuorese Giovanni Marongiu. «Che le procedere per la riapertura del cantiere fossero lunghe lo si sapeva sin dall’inizio visto che proprio io lo avevo denunciato a mezzo stampa già nell’ottobre dello scorso anno». Ci vorrà almeno un anno, disse allora Marongiu, per far ripartire il cantiere ma ora sembra che nemmeno un lasso di tempo così lungo sia sufficiente. Continua il sindacalista: «Da notizie raccolte in ambienti vicini al consorzio di bonifica, l’ente committente dell’opera, si vocifera che in ogni caso prima del prossimo anno l’opera non potrà essere riappaltata. Al momento si parla della costruzione dei soli muri di imbocco. Per il resto ancora nulla. Lungaggini burocratiche, verifiche sulle opere esistenti non consentono evidentemente al momento l’avvio del nuovo bando».

«Siamo alla pazzia totale – va duro Giovanni Marongiu– Mi chiedo, dopo tutto quello che e’ accaduto con l’alluvione del 18 novembre scorso, se è ammissibile ancora oggi assistere inermi a una cosa del genere. Direi di no e francamente non ho parole per commentare quello che sta accadendo. C’è un disinteresse totale». Per questo motivo il sindacato, che denuncia all’opinione pubblica questo sistema, propone un incontro con tutte le parti interessate per fare il punto della situazione e cercare di rimuovere gli ostacoli laddove ve ne fossero e riappaltare così al più presto l’opera.

«Siamo dell’avviso, qualora ve ne fosse bisogno, che si dovrebbero mettere in campo le procedure d’urgenza che sono di competenza della protezione civile – continua Marongiu – E questo per evitare di rischiare di assistere a quanto avvenuto l’anno scorso. In ogni caso ribadiamo l’importanza del completamento dell’opera. Ricordiamo che si tratta di una diga in esercizio. Siamo tutti consapevoli dei rischi che possono verificarsi in caso di troppo pieno, per questo bisogna fare tutto il possibile per evitare il ripetersi di situazioni vissute appena un anno fa». Aggiunge il sindacalista: «Smettiamola con i rimpalli di responsabilità tra le istituzioni. Non è decoroso. Soprattutto quando si è in presenza, come in questo caso, di un’opera totalmente finanziata già dal 2003 e con un integrativo del 2011 resi disponibili della Regione Sardegna per una somma complessiva di quasi diciannove milioni di euro»

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