La Nuova Sardegna

Nuoro

Bimbo ucciso, la carica degli animalisti

di Valeria Gianoglio
Bimbo ucciso, la carica degli animalisti

«L’uso di munizioni spezzate causa inutili sofferenze ai cinghiali». E il gup ammette le tre associazioni come parti civili

15 ottobre 2014
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NUORO. Enpa, Anpana, e la Lac, la lega anti-caccia: alle 11 di ieri, dopo una breve camera di consiglio il gup Claudio Cozzella le ammette tutte e tre come parti civili al processo che il 10 febbraio dell’anno prossimo si aprirà a Nuoro per la morte, durante una battuta di caccia, del piccolo nuorese Andrea Cadinu, avvenuta nel novembre del 2012 nelle campagne di Irgoli. L’ammissione delle parti civili è una piccola vittoria per chi difende gli animali e da tempo combatte contro la caccia perché la considera una pratica barbara, una pratica da abolire al più presto. Ma è una vera ingiustizia, invece, per chi, come gli amici dell’imputato, ritiene che gli amici degli animali in questa triste storia c’entrino davvero poco e avrebbero dovuto starne fuori perché il dolore e le parti in causa sono già abbastanza: toccano i parenti del piccolo Andrea Cadinu, ucciso da una fucilata esplosa verso un cinghiale ma che aveva purtroppo raggiunto lui. Ma toccano anche i familiari del cacciatore che aveva esploso quel colpo: Francesco Paletta.

La legge, tuttavia, ieri mattina ha stabilito che devono esserci anche le tre associazioni animaliste, al processo con il rito abbreviato che si dovrebbe concludere a febbraio nell’arco di una sola giornata. E ha stabilito che ci devono essere per un motivo molto semplice, ricordato poco prima, durante la discussione, dagli avvocati delle tre associazioni, Stefano Piredda, del foro di Cagliari, per l’Anpana e la Lac, e un legale romano per l’Enpa. «L’uso di munizionamento spezzato causa inutili sofferenze sull’animale» hanno sostenuto i legali. Quel giorno, infatti, Francesco Paletta aveva utilizzato proprio quel genere di munizionamento, non consentito per quel genere di caccia. Per questo motivo, alla fine, Paletta è finito a giudizio non solo con l’accusa di omicidio colposo ma anche con quella di utilizzo di munizionamento non consentito. E proprio sulla base di questa che in gergo giuridico si chiama “contravvenzione”, le associazioni animaliste, ieri, hanno chiesto e ottenuto di essere ammesse come parti civili.

La difesa di Paletta, rappresentata dall’avvocato Francesco Lai, ieri mattina, aveva chiesto invece al gup che non ammettesse questa possibilità. «Le associazioni perseguono finalità nobilissime – ha sostenuto il legale – ma si tratta di finalità che nulla hanno a che vedere con questo processo». Il 10 febbraio, dunque, la vicenda giudiziaria entrerà nel vivo: nella stessa giornata ci potrebbe essere anche la sentenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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