La Nuova Sardegna

Nuoro

Tutela del paesaggio, la scommessa dei piccoli comuni

Si è svolto a Onanì un convegno sulla gestione del territorio Rispetto delle biodiversità alla luce delle direttive europee

11 ottobre 2014
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La chiave dello sviluppo sostenibile forse è in mano ai piccoli comuni, sinora relegati ai margini di un processo economico e sociale che da tempo sembra privilegiare le aree forti, a cominciare dalle città più grandi. Uno sviluppo che abbia al centro una gestione intelligente e rispettosa del paesaggio, che tuteli le biodoversità locali nell’accezione più ampia, dalla vegetazione ai mestieri. Di questo s’è parlato ieri a Onanì, nella giornata inaugurale delle Cortes, in un convegno promosso dal Comune con l’associazione Borghi autentici d’Italia, rappresentata da Renzo Soro, che ne è il vicepresidente nazionale. L’associazione, alla quale i comuni possono iscriversi liberamente e senza alcun requisito particolare se non l’adesione a una Carta di intenti, ha nell’isola ben trenta paesi membri, il numero più alto tra le regioni italiane. L’obiettivo, oltre che attrarre finanziamenti e creare circuito turistici, è dare vita «a un percorso virtuoso – spiega Soro – che partendo dal concetto di autenticità, più che di bellezza dei borghi, rappresenti una svolta economica e culturale». Il Comune di Onanì, come ha ricordato il sindaco Clara Michelangeli aprendo l’incontro, fa parte dell’associazione dei Borghi da due anni. Il piccolo paese montano sembra avere tutti i requisiti per diventare un laboratorio di sviluppo sostenibile, e infatti farà parte assieme ad altri 7 comuni sardi di un progetto coordinato dal’associazione dei Borghi che si avvarrà di fondi europei. Ma Onanì, come i tanti paesi in via di spopolamento, ha problemi che vanno dalla mancanza (o eccessiva lontananza) di servizi anche essenziali, una viabilità insufficiente e un’accentuata crisi economica. Da qui il termine resilienza, letteralmente la capacità di un singolo o di una comunità di reagire alle avversità volgendole in positivo.

Di comunità resilienti si occupa Davide Natale dell’associazione Landeres. Il suo intervento ieri a Onanì è stato incentrato sulla gestione del paesaggio. Un paesaggio che nel corso degli ultimi decenni è stato spesso utilizzato in modo frammentario, senza una visione unitaria del suo sviluppo, lasciando in secondo piano concetti come sostenibilità. I danni dell’alluvione del 18 novembre scorso confermano, nei casi limite come il disastro di Olbia, ciò che provoca un consumo eccessivo, piegato a un’economia che poi a sua volta è entrata in crisi. Le tendenze attuali, per questi motivi, anche secondo le indicazioni dell’Unione europea e dei progetti che finanzierà da adesso al 2020, sono nell’ottica di un ritorno al paesaggio. La parola d’ordine oggi è “servizi ecosistemici”, cioè un’idea di sviluppo che sappia integrare valori ecologici, economici e sociali. Facendo entrare anche il “capitale naturale” nel calcolo della ricchezza di un territorio o di una nazione (un altro passo verso il superamento del Pil, che fra qualche tempo integrerà anche parametri come il traffico di droga,sic). Concetti ribaditi da Luigi Lotto, presidente della commissione regionale agricoltura, intervenuto nel dibattito assieme a Antonio Maccioni (Laore Sardegna) e Antonio Cardelli (Borghi autentici).

Per Mariantonietta Mongiu, già assessore regionale ai Beni culturali, e da poco presidente regionale del Fai (Fondo ambiente italiano), la gestione corretta del paesaggio è la priorità del momento, e deve essere frutto di una strategia comune, anche per via della frammentazione di competenze sul territorio. Ricorda l’importanza del piano paesaggistico varato dalla giunta Soru di cui faceva parte, ma anche i successivi tentativi di affossarlo, dall’uso sconsiderato degli accordi di programma dove il privato decideva la pianificazione al posto del pubblico sino alla maldestra manovra della giunta Cappellacci di cancellare la norma. Andata a vuoto, si spera definitivamente. (p.me.)

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