La Nuova Sardegna

Nuoro

Culurgiones, affondano le prove di pace

di Valeria Gianoglio
Culurgiones, affondano le prove di pace

Marchio Igp, muro contro muro tra nuoresi e ogliastrini ai due vertici alla Regione e alla Camera di commercio

07 ottobre 2014
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NUORO. In principio, qualche giorno fa, ci provò la Regione, con l’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Poi, fu la volta della Camera di commercio nuorese, con il presidente Agostino Cicalò. Ma in entrambe le riunioni, nonostante, soprattutto nella seconda, l’emergere di qualche nuovo spunto e proposta operativa concreta, il confronto tra le due correnti contendenti attorno all’assegnazione del marchio Igp, è finito con un muro contro muro. E all’orizzonte, almeno per ora, non se ne vede la fine.

L’oggetto dello scontro è sempre la diatriba attorno all’assegnazione del marchio Igp per i culurgiones. Un consorzio di produttori ogliastrini l’ha chiesto da tempo al ministero dell’Agricoltura e ha avviato tutto l’iter necessario per ottenere l’ambito riconoscimento. Ma qualche mese fa, un gruppo di imprenditori nuoresi, attraverso il presidente e direttore dell’Apan Sardegna, Enrico Devoto e Gianfranco Seddone, dopo aver scoperto l’esistenza di questo percorso per ottenere il marchio Igp da parte degli ogliastrini e che avrebbe escluso tutti gli altri produttori sardi dalla possibilità di utilizzare il nome “culurgiones”, avevano deciso di chiedere spiegazioni al ministero e alla fine anche di presentare una opposizione formale a questo percorso. E il motivo è semplice: l’Apan, e alle sue spalle diversi sindaci e imprenditori del Nuorese, sostiene, carte alla mano, che gli ogliastrini non siano certo gli unici che da tempo immemore preparino i prelibati culurgiones. Un esempio tra tanti: gli abitanti e gli imprenditori di Teti, quanto a culurgiones, sono veri maestri da almeno un centinaio di anni. «Se il marchio Igp, con annessa possibilità di utilizzare il nome “culurgiones” venisse assegnato ai soli ogliastrini – dice l’Apan – gli imprenditori del Nuorese che li producono subirebbero una perdita economica gravissima». Di qui il loro ricorso.

Qualche settimana fa, per tentare di far trovare un accordo ai due contendenti, ci si era messo il ministero. Ma il vertice romano si era rivelato un mezzo fallimento: gli ogliastrini avevano fatto una controproposta che i nuoresi avevano trovato offensiva e umiliante, anche perché, tra l’altro il ministero non l’avrebbe potuta mettere per iscritto, dunque valeva più o meno carta straccia.

In sostanza, secondo la controproposta gli ogliastrini avrebbero tenuto il marchio Igp, ma i nuoresi avrebbero potuto utilizzare il nome “culurgiones”. Se non fosse che questa possibilità non sarebbe stata messa nera su bianco, e dunque, in futuro non avrebbe potuto mettere al riparo nessuno da eventuali sanzioni.

E siamo agli ultimi giorni, quando i due contendenti sono stati convocati prima alla Regione, poi alla Camera di commercio, per tentare di trovare un nuovo accordo. Risultato finale? Un nulla di fatto. In particolare l’incontro cagliaritano, anche perché le due parti sono state convocate in due momenti diversi, senza la possibilità di potersi guardare in faccia. Più utile, invece, quantomeno sotto il profilo dello scambio comunicativo, è stato il confronto alla Camera di commercio. Anche perché il presidente Agostino Cicalò ha convocato in contemporanea entrambe le parti in causa e ha cercato di ricondurre tutti alla ragione, alla concretezza e ai numeri. Ma anche in questo incontro, nonostante tanti sforzi, l’accordo tanto atteso non si è trovato. Tra poco più di un mese, intanto, è attesa la risposta del ministero sull’assegnazione o meno del marchio Igp. Nel caso, l’Apan è pronta a ricorrere al Tar.

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