La Nuova Sardegna

Nuoro

VILLAGRANDE STRISAILI

S’arcu ’e is forros, Grazia Deledda in scena tra i nuraghi

S’arcu ’e is forros, Grazia Deledda in scena tra i nuraghi

VILLAGRANDE STRISAILI. Il botto, a Ferragosto, lo ha firmato Paolo Fresu col concerto al Parco dei petroglifi di Cheremule. E si è visto come le nostre aree archeologiche siano un ottimo teatro sotto...

24 settembre 2014
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VILLAGRANDE STRISAILI. Il botto, a Ferragosto, lo ha firmato Paolo Fresu col concerto al Parco dei petroglifi di Cheremule. E si è visto come le nostre aree archeologiche siano un ottimo teatro sotto le stelle e quanto siano in grado di attirare turismo intelligente. La conferma in Ogliastra dove, prima a Ilbono nell’area archeologica di Scerì, poi a Villagrande nel villaggio di S’arcu ’e is forros (tempio a megaron di notevole interesse scientifico), centinaia di spettatori hanno assistito alla rappresentazione di tre brani di Grazia Deledda, da “Il sogno del pastore”, al “Piccolo romanzo” e alla “Fiaba” e uno spettacolo dei Medas. L’ambiente era quello della scrittrice vincitrice del Nobel, gloria sarda nei Cinque Continenti. Megaliti, rocce-sculture, ciclopi di granito e porfidi ricoperti dai licheni, macchia mediterranea con lecci, carrubi, olivastri in attesa di un po’ di acqua dal cielo. Teatri naturali. Con concerti di merli, tordi e attardate ghiandaie.

Metteteci poi un artista di tutto rispetto come Silvano Vargiu, regista-attore di Lanusei del Teatro della Chimera. Col Crogiuolo ha animato in tutta l’isola il Nurarcheofestival portando in scena brani della letteratura sarda. Vargiu, che ha vestito i panni del pastore e della vedova bianca, del servo e carbonaio, ha dato ai brani della Deledda il senso di un’attualità eccezionale: già da un secolo non piaceva la vita solitaria dietro un gregge, il pastore desiderava ricevere e trasmettere affetti quotidiani.

Con le musiche originali di un artista ogliastrino, Edoardo Primo, il messaggio della Deledda è stato impreziosito da una scenografia modernissima, con “vene d’argento”, col “canto dell’usignolo fra le tamerici” e col “volo delle libellule”. Il pubblico, sotto Scerì e le capanne di S’arcu ’e is forros, ha sancito con tanti applausi il valore universale della Deledda fra i suoi nuraghi.

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