La Nuova Sardegna

Nuoro

Tanca Manna, dagli scavi emergono grandi sorprese

di Francesco Pirisi
Tanca Manna, dagli scavi emergono grandi sorprese

Altri importanti ritrovamenti nel villaggio risalente all’Età del bronzo L’archeologo Catani con Murgia sta portando avanti un lavoro ad ampio respiro

18 settembre 2014
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NUORO. Il villaggio di Tanca Manna inizia a dare i suoi responsi. Dentro il perimetro dell’attuale città, nel colle di “Su Nurache”, fu abitato intorno al 3500 a.C, nell’età del bonzo medio. La particolarità erano le capanne rettangolari, intorno al nuraghe mono-torre, sinora presenti solo nel villaggio Talei di Sorgono e nelle campagne di Mara, nel Logudoro. L’elemento è emerso proprio quest’estate, con la nuova campagna di scavi, la seconda in tre anni, fatta dagli archeologi dell’università di Bologna, che hanno iniziato una collaborazione con il Comune di Nuoro.

Ieri l’illustrazione degli ultimi dati, alla presenza dell’assessore comunale dell’Ambiente, Luca Lapia, e del professore Maurizio Catani, che insegna Preistoria e Protostoria nell’ateneo felsineo, coordinatore dell’intervento. Con loro, l’archeologo nuorese Demis Murgia e i 32 ragazzi, tutti volontari, che a Tanca Manna scavano soprattutto con l’obiettivo di imparare il mestiere.

Da Catani, presente dal 2012, le primizie dell’ultimo scavo, iniziato dopo Ferragosto: «Le informazioni che arrivano adesso sono di un complesso abitato sino al bronzo medio e poi abbandonato. Si tratta di un tempo proficuo per le popolazioni: il livello e la qualità della vita crescono perché c’è abbondanza di produzioni agricole e s’impara a conservarle». La conferma è nel ritrovamento di fusaiole in terracotta e macinelli in pietra, per le attività di macinazione del grano, per trattare le pelli e lavorare il legno, che è materiale diffuso. Il gruppo di ricerca ora pensa a un percorso didattico, con pannelli dove ricostruire i monumenti nella condizione originaria e guide che spieghino cosa avveniva a Tanca Manna nella preistoria.

I responsi più importanti sono sulle capanne. Ancora il professore di Bologna: «I locali erano divisi in più parti, impiegate per conservare le vettovagli e per cucinare. La larghezza dei muri, a pietra doppia, ci dice che si trattava di capanne abbastanza alte». La piastra per cucinare è al centro della stanza, alla quale si accede attraverso una corridoio a “elle”. Lo indica l’archeologa argentina Florencia Debandi, da 15 anni in Italia, con laurea proprio a Bologna. A Nuoro è arrivata al seguito del suo professore universitario. Dall’Emilia è rientrato con loro anche l’archeologo nuorese Demis Murgia, che a Tanca Manna vede una prospettiva di importanti conoscenze e anche di lavoro. Così come ci credono gli altri volontari, alcuni arrivati dalla Lombardia e uno dalla Giordania. La maggior parte possiede laurea specifica e vorrebbe togliere dal cassetto il sogno di un futuro proprio nel campo dell’archeologia.

La prospettiva a Nuoro si potrebbe aprire nel momento in cui la Regione finanzierà l’intervento per lo scavo interno al nuraghe. L’assessore Lapia: «Il progetto è pronto. Presto riprenderemo i contatti con l’amministrazione regionale proprio per verificare la disponibilità di sostenere l’intervento. Sarebbe importante costruire una rete con gli altri sette nuraghi del territorio». Tanca Manna e la sua riscoperta nascono nei primi anni ’60, su iniziativa del docente dell’università di Sassari, Ercole Contu. Dieci anni fa la ripresa degli scavi, a opera dell’ufficio cittadino della Soprintendenza di Sassari, anche per porre fine al solo ricordo di un tempo in cui nel parco si prevedeva di realizzare le case della Nuoro del Duemila.

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