La Nuova Sardegna

Nuoro

Il Museo archeologico in vetrina a Roma

di Gianluca Corsi

Grande successo di pubblico e di critica per i tesori della collezione di via Mannu in mostra ora con “L’isola delle torri”

02 settembre 2014
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NUORO. C’è anche tanto Nuorese nella grandiosa mostra “L’isola delle torri. Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica”, che si sta svolgendo a Cagliari (complesso espositivo San Pancrazio) dal 15 marzo scorso (il 13 marzo ricorreva il centenario della nascita di Lilliu), e andrà avanti fino al prossimo 30 settembre. L’evento, inserito all’interno di un programma di cinque eventi nazionali della Direzione generale per le antichità, rappresenta una vetrina formidabile per il Museo archeologico nazionale di Nuoro.

Anche perché – come spiega Gianfranca Salis, archeologa del museo nuorese – «solo nei primi due mesi sono stati registrati qualcosa come 44mila visitatori, tantissimi turisti, mentre - a partire da ottobre – l’intera mostra, per la quale il museo archeologico di Nuoro contribuisce con numerosi e pregevoli reperti (molti dei quali esposti raramente, perché finora conservati nei magazzini, in attesa dell’auspicato ampliamento, nel secondo piano del palazzo Asproni di via Mannu) verrà trasferita presso la prestigiosa sede del Museo etnografico preistorico Luigi Pigorini, a Roma, città dove proprio Giovanni Lilliu iniziò il proprio percorso di studi e ricerche».

Un risalto mediatico nazionale, insomma, visto che l’evento potrà contare sull’efficace apparato comunicativo del Mibact (ministero dei beni e delle attività culturali e del Turismo).

«“L’isola delle torri” – spiega ancora Gianfranca Salis, che è anche curatrice della mostra insieme al Soprintendente Marco Minoja e a Luisanna Usai – non è solo un doveroso omaggio a Giovanni Lilliu, ma è soprattutto una fotografia dei risultati di un’intensa attività di ricerca e di un interesse sempre crescente da parte della comunità scientifica internazionale, che negli ultimi cinquant’anni hanno ampliato il patrimonio di conoscenze sulla archeologia nuragica».

Il richiamo alle torri presente nel titolo è un riferimento esplicito ai nuraghi, che ancora marcano il paesaggio della Sardegna contemporanea e si fissano nell’immaginario collettivo con uno straordinario potere evocativo. I nuraghi sono il cuore del concetto stesso di civiltà nuragica. E così, tra i reperti esposti, talvolta inediti o comunque poco noti, provenienti da tutta l’isola, e da varie regioni d’Italia spiccano i tesori del ricchissimo Museo archeologico nazionale di Nuoro. Ecco allora i bronzi figurati, i pugnali, gli spilloni e le fibule di Sa Carcaredda (Villagrande Strisaili), gli “askos” in lamina bronzea e le navicelle di Sa Sedda ’e sos Carros (Oliena), gli ultimi ritrovamenti di S’arcu is forros (ancora da Villagrande), i blocchi lavorati per canaletta da Gremanu (Fonni), la matrice di pugnaletto ad elsa gammata da Logomake (Fonni), il crogiolo dal nuraghe San Pietro di Torpè, il ripostiglio di 19 asce integre ritrovate all’interno del nuraghe S’Ortali ’e su Monte di Tortolì. E, infine, il vasto repertorio di Nurdole, che – in base alla migliore georeferenziazione dei confini, in seguito al rifacimento del Puc – è stato definitivamente appurato che ricade totalmente nel Comune di Nuoro. Da qui arrivano bronzetti, reperti ceramici, fibule, materiali d’importazione, materiali bronzei d’importazione e di produzione locale, che attestano la grande vivacità commerciale del sito.

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