La Nuova Sardegna

Nuoro

L’Ortobene accoglie i piccoli nigeriani

di Valeria Gianoglio
L’Ortobene accoglie i piccoli nigeriani

Una famiglia nuorese che abita al Monte accoglie la giovane mamma e i tre bimbi

22 agosto 2014
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NUORO. «Perché li ho accolti a casa? Non so, a tutti noi, in famiglia, è sembrato naturale farlo. Avevamo lo spazio e allora abbiamo detto “Chiamiamo”. Tutto qua». Fa spallucce, il benefattore nuorese in questione, quando spiega per quale motivo al suo già ricco nucleo familiari con quattro figli e sette nipoti, da ieri, abbia voluto aggiungere altri tre componenti. «Non so – ripete – ho letto sul giornale che la ragazza e i suoi tre bambini avevano bisogno, che non avevano un tetto e che erano rimasti senza nulla, e allora ho telefonato alla polizia, visto che c’era scritto di chiamare loro nel caso si volesse offrire un tetto alla famigliola africana. Offriremo loro il nostro tetto e quanto loro serve fino a quando non troveranno di meglio».

Sessantasette anni, ex agente di commercio, una passione per i motori, Giuseppe (ma il nome è di fantasia per rispettare la sua richiesta di riservatezza) è un uomo generoso ma di quelli senza fronzoli né artifici. Poche parole, massima naturalezza, e una famiglia, la sua, che per prima, a Nuoro, ha deciso di aprire le porte della sua casa al monte Ortobene per ospitare la giovane nigeriana e i suoi tre bimbi rimasta sola e senza nulla, a Nuoro, dopo che il marito per motivi ancora da chiarire, è stato trattenuto nella repubblica africana del Benin.

«Abbiamo lo spazio per ospitarli – spiega – abbiamo la fortuna di averlo e di avere intorno anche uno spazio verde per consentire ai bimbi ma anche a noi stessi, ovviamente, di respirare una buona aria, rilassarsi, o giocare. abbiamo allestito per loro un piccolo appartamento». «E ora siamo qui, tutti, a giocare con questo frugoletto», dice, Giuseppe con un sorriso grande così, mentre dà un buffetto a uno dei tre piccoli africani che lo ha già ribattezzato “papà”.

Sono le 16 di ieri pomeriggio, e nel verde dell’Ortobene, a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla statua del Redentore, si respira un’arietta piacevole e la calura pomeridiana di Nuoro città sembra un ricordo lontano.

Mana, la giovane nigeriana, si sistema i capelli in una coda e prepara i suoi piccoli prima di salire alla chiesetta del Monte e seguire la novena. «Ha deciso di venire con noi – spiega la moglie di Giuseppe – ci ha detto che anche loro sono cattolici, così andiamo tutti insieme a seguire la celebrazione che ci sarà questa sera».

I tre piccoli africani, uno dei quali davvero tutto pepe, nel frattempo conquistano le “cuginette” acquisite nuoresi a suon di sorrisi e saltelli. E sprizzano un entusiasmo per la vita che contagerebbe persino musi lunghi o gli introversi. Giocano nel giardino, osservano le piante, fanno mille domande sulla loro nuova e accogliente dimora. Giuseppe e signora li osservano con sguardo amorevole.

«Davvero – ripetono – guardali. Come si poteva lasciarli senza un tetto? Non potevamo fare altrimenti da quello che abbiamo fatto. Ma non ci sentiamo affatto speciali: siamo convinti che a Nuoro ci siano tante altre persone dal cuore grande, e l’aiuto che è stato offerto anche in precedenza a questa famigliola crediamo che lo abbia ampiamente dimostrato».

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