La Nuova Sardegna

Nuoro

I nuoresi adottano la giovane nigeriana e i suoi tre piccoli

di Valeria Gianoglio
I nuoresi adottano la giovane nigeriana e i suoi tre piccoli

Si allarga la catena di solidarietà per la donna rimasta sola Don Borrotzu: stiamo cercando una sistemazione definitiva

20 agosto 2014
3 MINUTI DI LETTURA





NUORO. C’è chi, con molto tatto e altrettanta discrezione, le ha consegnato una parte dei suoi risparmi. Chi, come gli agenti della questura, le ha procurato la spesa, assistenza e qualche passaggio. E anche chi, come l’Arci solidarietà e sviluppo e la parrocchia Beata Maria Gabriella, si è mobilitato per offrirle un tetto sotto il quale dormire.

Almeno fino a quando non salterà fuori una casa famiglia o un centro di accoglienza che possa accoglierla, insieme ai suoi bimbi, per un periodo di tempo più lungo. È una catena di solidarietà sincera, quella che sta agitando in queste ore le strade di Nuoro. Che muove cittadini, alcune associazioni, persino gli agenti della questura barbaricina.

Dopo la prima segnalazione della vicenda, fatta nei giorni scorsi dal sindacato di polizia Siulp, con il segretario Matteo Baldi, ieri mattina la storia della giovane nigeriana, rimasta sola, senza un tetto, con tre bambini piccoli, e con il marito trattenuto per motivi imperscrutabili nel Benin, ha provocato più di qualche reazione nei confini di Nuoro.

«La famigliola – aveva spiegato Baldi – da qualche tempo viveva in Sicilia con un permesso di soggiorno rilasciato dalla questura barbaricina quando, per rinnovo dei documenti, il marito di questa giovane è dovuto rientrare nel proprio paese per adempiere a scartoffie burocratiche. Da qui l’odissea. Durante il viaggio di ritorno dell’uomo – aveva spiegato il rappresentante sindacale – in uno scalo in Marocco, è stato trattenuto col sospetto di detenere un permesso di soggiorno italiano fasullo. Da allora, sono passati alcuni mesi, dell’uomo nessuna notizia se non quella di essere stato inviato nella Repubblica del Benin. La giovane donna ha deciso quindi di tornare al punto di partenza del soggiorno in Italia: Nuoro».

Ma è qui – e siamo ai giorni prima di Ferragosto – che nascono i primi problemi: la giovane nigeriana, infatti, si trova sola, senza una casa, un lavoro, nemmeno un tozzo di pane, e tre bimbi piccoli che le saltellano intorno e che le chiedono da mangiare. Così bussa alla questura, e da lì si mette in moto la ruota della solidarietà. «Noi la stiamo ospitando da qualche giorno – spiega il parroco della chiesa dedicata a Maria Gabriella Sagheddu, don Pietro Borrotzu – data la situazione di emergenza abbiamo deciso di allestire un piccolo appartamento in uno dei locali utilizzati per lo spogliatoio del nostro campo da calcio. Si tratta di un locale dignitosissimo, dotato dei servizi, dove abbiamo sistemato i letti e tutto ciò che serviva per accogliere la mamma e i tre bambini piccoli. Ma per ovvie ragioni, questa non potrà essere una soluzione ancora per molto, per questo ci siamo già attivati per cercare un’altra soluzione. Speriamo di ricevere buone notizie nelle prossime ore, abbiamo già attivato diversi contatti con alcune strutture della Sardegna, e contiamo di ricevere presto buone notizie». Ieri mattina, intanto, chi ha percorso via Lamarmora, ha potuto vedere la giovane mamma e i suoi tre piccoli fermi davanti a un supermercato. Nessuna mano tesa, nessuna richiesta di aiuto, da parte della giovane. Solo un sorriso, un silenzio pieno di dignità e una risposta affettuosa a chi le chiedeva se era lei, la donna della quale stavano parlando i mass media. «Sono io – ha risposto lei, sfruttando alcune delle pochissime parole che conosce dell’italiano».

E all’offerta gentile di aiuto da parte di una signora, ha risposto a modo suo: stringendo le mani e portandole al cuore.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Politica

Sanità, liste d’attesa troppo lunghe La Regione: «Faremo interventi strutturali»

Le nostre iniziative