La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio Dina Dore, a Gavoi lenzuola bianche alle finestre

Omicidio Dina Dore, a Gavoi lenzuola bianche alle finestre

La popolazione si mobilita contro omertà, «il silenzio è mafia». L’appello è stato lanciato su Facebook

22 luglio 2014
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GAVOI. La comunità di Gavoi si ribella alla violenza e dice «no» all'omertà. Dopo l'appello lanciato su Facebook con lo slogan «Il silenzio è mafia», questa mattina nel piccolo paese in provincia di Nuoro sono apparse tante lenzuola bianche appese alle finestre, in risposta agli ultimi episodi di violenza legati al processo che si sta celebrando in Corte d'assise a Nuoro per il delitto di Dina Dore, la casalinga uccisa nel garage della sua casa il 26 marzo 2008, per cui è già stato condannato un giovane di 23 anni, Pierpaolo Contu, come esecutore materiale del delitto, mentre il marito della vittima, il dentista Francesco Rocca, è sotto processo con l'accusa di essere il mandante. Dopo i fatti successi nella notte di sabato scorso, quando è stato ammazzato il cane di Antonio Lai, padre del super testimone del processo Rocca, Stefano Lai, dai social network è partita la battaglia per la verità e per la pace: la verità per sapere chi ha ammazzato Dina Dore sei anni fa e la pace perchè il paese è stanco di veleni e ritorsioni. In poche ore sono moltissimi i gavoesi che hanno cambiato la propria immagine su Facebook con il messaggio «Il silenzio è mafia».

«Una piccola battaglia per esprimere il rifiuto e la condanna della comunità per quel che sta accadendo - si legge sul post - un incoraggiamento affinchè chi sa, abbia il coraggio di parlare e chi ha sbagliato affronti le proprie responsabilità. Con la speranza che nessun innocente debba pagare colpe non proprie, e che alla paura dell'oggi prevalga l'orrore di lasciare ai propri figli un deserto sentimentale in cui crescere».

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