La Nuova Sardegna

Nuoro

Linea dura per salvare il carcere

di Tito Giuseppe Tola
Linea dura per salvare il carcere

Macomer, mobilitazione contro la chiusura della casa circondariale: nuovo appello al Governo

22 luglio 2014
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MACOMER. Quella per salvare ed evitare la chiusura del carcere di Macomer non è una battaglia facile. Lo hanno detto i consiglieri regionali Daniela Forma ed Efisio Arbau e il deputato di Sel, Michele Piras, e lo ha ribadito il sindaco Antonio Succu. Nel corso di un incontro con il personale della struttura carceraria, che il ministero della Giustizia vorrebbe chiudere a settembre, si è fatto il punto di una vertenza difficile nella quale il Ministero e l’Amministrazione degli istituti di pena hanno giocato a carte coperte. Michele Piras si è impegnato a portare fino in fondo la battaglia intrapresa non appena si è avuta la certezza che i tagli non avrebbero risparmiato il carcere. Al più presto intende portare a Macomer il vice ministro della Giustizia, Enrico Costa, per fargli visitare la struttura e fargli toccare con mano incongruenze con le quali è stato motivato il decreto di chiusura emesso ai primi di maggio, a partire da quei «motivi di sicurezza» legati alla recinzione troppo bassa, che però ha trattenuto detenuti «pericolosi» come gli estremisti islamici condannati per reati di terrorismo e reclusi da anni a Macomer. Daniela Forma ed Efisio Arbau, invece, trasformeranno una loro interrogazione in mozione in modo da impegnare la giunta regionale in una battaglia che va oltre il carcere e che riguarda la presenza dello Stato in provincia di Nuoro, uno Stato sempre più assente che col passare degli anni va smantellando servizi e presidi. Partirà dunque da Macomer una grande vertenza che assume una dimensione nuova e diversa e partirà proprio dal carcere. Sarà vincente – come ha detto il sindaco Succu – se a sostenerla saranno tutti, a partire dai sindaci, e se si riuscirà a coinvolgere le popolazioni, come si è fatto nel Sulcis. Efiso Arbau ha sostenuto l’esigenza di coinvolgere il Presidente della Regione portandolo a schierarsi nella vertenza. Nel corso del dibattito sono poi intervenuti il consigliere di minoranza Giuseppe Ledda e Giovanni Carta, un sindacalista della polizia penitenziaria. Per Michele Piras esiste un vizio alla base del decreto di chiusura delle carcere di Macomer e Iglesias sul quale bisogna puntare per una revisione della decisione o, quando meno, per scelte alternative che sono state indicate dal sindaco Succu: trasformare il carcere in un centro di addestramento delle unità cinofile, trasformarlo in un centro di recupero e reinserimento lavorativo dei detenuti o in una struttura per detenuti provenienti dagli ospedali psichiatrici giudiziari, proposte avanzate alla precedente Giusta regionale e al Ministero, ma rimaste senza risposta. Sulla questione delle carceri è intervenuta anche Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo, diritti, riforme. «Il Dipartimento sembra considerare la Sardegna solo quando deve tradurvi detenuti provenienti dai luoghi più disparati in mega i stituti talvolta neppure del tutto agibili – scrive in una nota –, la chiusura delle carceri di Macomer e Iglesias non è giustificata neppure dai risparmi. È l’ulteriore segnale di un atteggiamento arrogante che vuole scaricare i problemi sui territori e le amministrazioni locali. La Sardegna – conclude – merita un’attenzione maggiore, ascolto e considerazione e non può sempre eseguire solo ordini».

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