La Nuova Sardegna

Nuoro

La difesa: bisogna spostare il processo

di Valeria Gianoglio
La difesa: bisogna spostare il processo

Gli avvocati di Rocca annunciano l’istanza di rimessione: «Troppe pressioni, in quest’aula è stato consentito di tutto»

18 luglio 2014
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NUORO. «È ora di dire basta. In quest’aula si è consentito che una teste venisse apostrofata dal pubblico come “bugiarda”, e ad altri di pronunciare le peggiori offese nei confronti di chi non c’entra nulla con questa vicenda. La difesa annuncia che per questi e altri motivi chiederà la rimessione del processo, vogliamo che si sposti in un’altra sede». È la cronaca di uno strappo annunciato da mesi, quella che va in scena, ieri, all’ultima udienza, prima della pausa estiva, del processo per l’omicidio di Dina Dore. Da un lato, la corte d’assise presieduta da Antonio Luigi Demuro. Dall’altro, i difensori dell’imputato Francesco Rocca, Mario Lai e Angelo Manconi. E nel mezzo, come terzo incomodo, una marea di gavoesi che ogni santissima udienza lasciano il paese per affollare l’aula del tribunale, e altrettante pressioni, occhiate minacciose, intimidazioni più o meno velate.

Una folla di ascoltatori che sino alla scorsa udienza, in corte d’assise, ha fatto sentire spesso la propria presenza, e in modo ingombrante. «Bugiarda», aveva gridato qualche giorno fa, dal fondo dell’aula, uno dei presenti, all’indirizzo della sorella dell’imputato, Anna Rocca, che stava deponendo. E il presidente Demuro aveva deciso di chiedere l’immediata presenza dei carabinieri, e di informare la Procura. «Avvocato Lai, ma cosa pretende? La corte ha trasmesso tutto alla Procura ed è stata avviata una indagine» ricorda il pm Danilo Tronci. Ma per la difesa di Rocca, si è trattato di un gesto tardivo e che non cambia il clima pesantissimo attorno al processo Rocca.

Ad accendere lo scontro era stata poco prima anche l’ennesima richiesta della difesa rigettata dalla corte. I legali di Rocca chiedono di richiamare a deporre l’ex dirigente del commissariato di Gavoi, Giampiero Putzu, e i due nomi – Antonio Delitala e Franco Podda – che aveva fatto in una sua relazione di servizio che raccontava le confidenze di una sua conoscenza circa l’omicidio Dore. «Richiesta rigettata» dice il presidente Demuro.

Nella scorsa udienza, Delitala aveva riferito di aver raccontato solo un sogno. «Presidente – ribadisce l’avvocato Lai – la difesa vuole risentire Putzu perché ci deve dire se è vero che lui, un pubblico ufficiale, ha fatto una relazione di servizio su un sogno. Perché in questo caso, l’autogol lo hanno fatto gli inquirenti. E se era un sogno perché la relazione è stata allegata al fascicolo? La verità è che nessuno degli investigatori ha mai ritenuto di verificare se quel fatto fosse vero. E la corte ora crede a un teste che dice di aver sognato. Nella mia carriera ricordo solo un caso simile, al processo Barbagia Flores. Ma chi lo ha detto ora è tra gli imputati».

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