La Nuova Sardegna

Nuoro

Barista va a processo per aver dato da bere agli agenti di Mamone

di Valeria Gianoglio
Barista va a processo per aver dato da bere agli agenti di Mamone

Siniscola, a denunciare tutto era stato un carabiniere I testi della difesa ieri in aula: non eravamo ubriachi

08 luglio 2014
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NUORO. È costata cara, la serata conviviale organizzata cinque anni fa nel suo locale, a Paolo Giovanni Lutzu, titolare di un circolo di Siniscola. Perché in seguito, quella stessa cena con annessa immancabile bicchierata tra amici – che erano tutti agenti della polizia penitenziaria della colonia penale di Mamone che stavano festeggiando un dirigente– gli è valsa una denuncia che in Barbagia, terra di grandi bevitori, sa anche un po’ di amara beffa. La sua, del resto, è una delle prime denunce del genere approdate in tribunale a Nuoro negli ultimi anni. Paolo Giovanni Lutzu, infatti, nel 2009, secondo l’accusa, era incorso nel reato previsto dall’articolo 691 del codice penale: somministrazione di bevande alcoliche a persona in stato di manifesta ubriachezza.

La legge prevede una condanna da tre mesi a un anno. Si tratta di un reato nel quale, seppur magari inconsapevolmente, sono incorsi tanti baristi della Barbagia e dintorni. Ma l’unico che finora, almeno negli ultimi anni, è finito a processo per questo è stato proprio il siniscolese Paolo Lutzu. Ieri mattina, davanti al giudice monocratico Manuela Anzani, il processo che lo vede imputato è entrato nel vivo con l’audizione di alcuni testi della difesa rappresentata dall’avvocato Angelo Manconi.

In aula hanno deposto alcuni degli agenti di polizia penitenziaria che quella sera avevano preso parte alla cena conviviale. «Eravamo una ventina di colleghi – ha raccontato uno di loro – stavamo cenando tutti insieme nel locale e finendo di consumare la birra. Erano circa le 23.30 e nel locale c’eravamo solo noi». «Qualcuno di voi era in stato di evidente ubriachezza?» chiede al teste l’avvocato Manconi. «No, avevamo bevuto sì, ma eravamo tranquilli» risponde il teste.

A far scattare l’intervento dei carabinieri, quella notte, era stato proprio un militare dell’Arma che abitava nelle vicinanze del locale e che era stato disturbato dai rumori della festa. Secondo la difesa, invece, la serata si era svolta senza alcun eccesso. Il processo riprenderà dopo la pausa estiva delle udienze penali con l’audizione di altri testi.

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