La Nuova Sardegna

Nuoro

la testimonianza

Sisinnia Pitzalis ottantotto anni tra pasta fresca e piatti tipici

NUORO. «La sottoscritta, Sisinnia Pitzalis, dichiara che fin dalla mia infanzia, a Teti, si preparava un piatto tipico denominato culurgiones (pronuncia “culurzones” a cosidura). Questo prodotto...

24 giugno 2014
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NUORO. «La sottoscritta, Sisinnia Pitzalis, dichiara che fin dalla mia infanzia, a Teti, si preparava un piatto tipico denominato culurgiones (pronuncia “culurzones” a cosidura).

Questo prodotto consiste in un involucro di pasta fresca ripiena che assume la forma di un fagottino e che presenta sul lato convesso una tipica chiusura che ricorda la spiga di grano». Ottantotto anni, mani d’oro, una vita trascorsa a stendere la pasta e preparare prelibati manicaretti, Sisinnia Pitzalis, è una delle grandi memorie storiche dei culurgiones barbaricini.

Li prepara da così tanto, che anche lei è tra quegli artigiani sardi che nelle ultime settimane ha presentato il ricorso contro l’assegnazione in esclusiva del marchio Igp ai culurgiones prodotti in Ogliastra. «I miei culurgiones non meritano nulla di meno, anzi» deve aver pensato tzia Sisinnia.

Così, per evitare di vedersi scippato il nome “culurgiones”, anche lei si è rivolta all’Apan Sardegna, ha ascoltato il direttore Giangranco Seddone, e ha deciso di presentare il ricorso. E a quella carta ha allegato anche una breve dichiarazione dove racconta, in sostanza, la sua ricetta per i deliziosi culurgiones.

I culurgiones, spiega infatti tzia Sisinnia, «vengono preparati con i seguenti ingredienti. Per la pasta vengono utilizzati semole e farina di grano, sale e acqua quanto basta».

«Per il ripieno – aggiunge l’anziana produttrice – formaggi freschi, vaccino, ovino o caprino, a seconda della produzione familiare, patate e sale quanto basta. Dichiaro inoltre che questo prodotto viene preparato a Teti e viene preparato da tempo memorabile». (v.g.)

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