La Nuova Sardegna

Nuoro

Tenores de tzitade, un’arte viva e vegeta

di Gianluca Corsi

Confronto aperto nella biblioteca Satta sul passato e il futuro del canto popolare tradizionale

03 giugno 2014
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NUORO. Non è raro, tra il caotico traffico cittadino, sentire distintamente le quattro voci trasfuse del canto a tenore. Non solo nei cortili delle scuole, nei Giardini di piazza Vittorio Emanuele, o nei palchi degli eventi estivi. Ma anche in qualche locale pubblico, la sera. Nuoro è l’unica città al mondo, intesa come centro di un certo peso, demografico e socio- culturale, dove, nel 2014, è ancora possibile vivere quest’esperienza.

Per celebrare questa fortunata coincidenza, si è svolto qualche settimana fa, nell’auditorium della biblioteca Sebastiano Satta, l’evento “Tenores de tzitade. Càntigu e limba in sas tzitades sardas”, che ha visto l’esibizione dei gruppi Monte Bannitu de Bitti, Montalbo de Thiniscole, Santa Sarbana de Silanos, Cuncordu Jorghi Matteoli de Ovodda, Janna Bentosa e Bustianu Satta de Nùgoro. È stato lo stesso Salvatore Ghisu, presidente di Sòtziu tenores Sardigna, a spiegare che la tappa nuorese, comprendente 28 centri isolani nell’ambito delle celebrazioni per Sa die de sa Sardigna, era funzionale proprio per meglio evidenziare questo rapporto tra canto a tenore e città. E la serata di mercoledì scorso, patrocinata da Regione, assessorato all’Istruzione e ai beni culturali, Comune di Nuoro, Radio Barbagia, Radio Macomer centrale, e Sòtziu Tenore Bustianu Satta de Nùgoro, è stata dedicata a due grandi esponenti di questa espressione artistica tipica della cultura sarda, che l’Unesco ha dichiarato, il 9 ottobre 2006, patrimonio immateriale dell’umanità: Piero Sanna e tziu Armandinu Piras. E se il vice-sindaco di Nuoro Leonardo Moro, in un intervento tutto in nuorese, ha ribadito la vocazione culturale del capoluogo barbaricino, ricordando le emozioni vissute la sera precedente nell’auditorium del Museo etnografico, intitolato con una solenne cerimonia al padre dell’archeologia sarda Giovanni Lilliu, che affermava di sentirsi a tutti gli effetti nugoresu, Franco Carta del Tenore Bustianu Satta ha ringraziato il presidente e il direttore artistico della sua associazione, Giuseppe e Maureddu Selloni, per il loro impegno costante nel lavoro di difesa e diffusione tra le nuove generazioni del ballo e del canto a tenore nuoresi. Anche Diego Corraine, studioso ed editore della lingua sarda, ha parlato del rinnovato interesse del canto a tenore tra i giovani.

Citando lo studio del 2007 a cura della Regione sarda, sulla diffusione e l’uso del sardo nella vita quotidiana, Corraine ha sfatato il mito di una lingua sarda più debole nelle aree urbane, visto che nella stessa Nuoro il 67,7% di cittadini dichiarava di comprendere e saper parlare in sardo. Segno che, seppure in una situazione di diglossia a favore dell’italiano imperante ovunque, il livello di coscienza sull’importanza della difesa della lingua sarda è notevolmente cresciuto. Affascinante l’esposizione di Manuelle Mureddu, in una parlata nuorese chiara e musicalissima, della storia delle attestazioni relative alla presenza del canto a tenore in città. Da “Usi natalizi, nuziali e funebri della Sardegna” (1887), di Francesco Poggi, a “Canti popolari e amorosi raccolti a Nuoro” (1893) di Egidio Bellorini, fino a Grazia Deledda (“Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna”, 1894) e Francesco Ciusa, e alla prima registrazione in studio pervenutaci, realizzata nel 1929 proprio a Nuoro. Perché, a dispetto del luogo comune, che vorrebbe Nuoro quasi avulsa dal contesto, costringendo spesso i nuoresi a dover dimostrare per forza di cose chissà quale presunta appartenenza o primogenitura, il canto a tenore, sotto l’Ortobene, è sempre stata espressione peculiare, viva e vegeta.

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