La Nuova Sardegna

Nuoro

San Francesco di Lula, si rinnova l’antico rito del pellegrinaggio

di Antonio Bassu
San Francesco di Lula, si rinnova l’antico rito del pellegrinaggio

A mezzanotte una folta schiera di fedeli partirà per raggiungere a piedi il santuario caro ai nuoresi L’86esimo priore è Antonio Ganga e la Curia promette un ritorno alle origini e alle tradizioni

30 aprile 2014
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NUORO. Antonio Ganga è l’85esimo priore di San Francesco. È stato scelto dal vescovo Mosè Marcia dopo una selezione sofferta, la consultazione di alcuni vecchi priori e di un gruppo di sacerdoti che operano in città. Antonio Ganga è una persona di fiducia della Curia, estremamente seria, che offre garanzie sulla condotta e sul modo di gestire la festa. Nel frattempo – come ha annunciato il vescovo – un piccolo comitato, rappresentante le dieci parrocchie della città, è stato incaricato di preparare uno Statuto e un Regolamento che, sottoposto alla riflessione di quanti sono interessati, dovrà riportare al suo originario splendore la celebrazione della festa. «Scevra di tanti orpelli – ha sottolineato il presule – che in questi ultimi decenni ne hanno impallidito lo splendore e la lucentezza».

La funzione prende le mosse intorno alla mezzanotte di oggi, quando la massa dei “novinantes” e dei pellegrini partirà a piedi dalla chiesa di Nostra Signora del Rosario, per dirigersi verso il santuario di San Francesco a Lula.

La storia del santuario di San Francesco di Lula comincia nel lontano 1890, quando un giovane nuorese, Francesco Tolu, fu indicato come autore di un omicidio. Tanto bastò per scatenare la reazione del giovane possidente che, rifiutando ogni accusa, scelse la latitanza, proclamandosi innocente. Quella di Tolu fu una vita da braccato. Inseguito dalla volontà di dimostrare la propria innocenza, fece una vita da solitario, assediato, notte e giorno, dalla giustizia. Nei contatti con i familiari e parenti proclamò sempre, a gran voce, la propria innocenza, promettendo mari e monti per il riscatto dalla condizione di omicida. Fu convinto, dopo qualche tempo, a costituirsi. Il dibattimento in tribunale lo riconobbe innocente, restituendogli la libertà. È a questo punto che Francesco Tolu, in un momento di grande commozione, assunse l’impegno di far costruire un piccolo santuario in memoria di San Francesco, intorno alla grotta dove aveva trascorso la propria latitanza. Restò in attesa che la giustizia esaminasse il suo caso e, alla fine, gli restituisse la libertà.

Fu da allora che ogni anno, un pellegrinaggio di viandanti e di fedeli, si recò, due volte all’anno, a piedi verso il santuario nella campagne di Lula, distante da Nuoro trentacinque chilometri. L’appuntamento è fissato per due volte all’anno. Il primo il 4 ottobre, per festeggiare l’onomastico del Santo. I fedeli, provenienti da Nuoro, partono la notte del 4 ottobre, a piedi, dalla chiesa di Nostra Signora del Rosario, fino a raggiungere il presidio religioso, distante da Lula solo un paio di chilometri. La seconda visita viene fissata per il primo maggio. Anche in questa occasione è un andare fluente di centinaia di pellegrini che, portandosi appresso l’indispensabile, raggiungono il santuario, dove si fermano per nove giorni nelle “cumbessias” realizzate col contributo dei fedeli. Il priore coordina tutto il lavoro organizzativo, attorniato da uno stuolo di donne che s’incaricano di visitare i paesi del comprensorio e fare la questua, presentandosi nelle case. Altri collaboratori maschi contattano i pastori, gli agricoltori e i commercianti ai quali chiedono di partecipare alla raccolta del bestiame: pecore, capre, maiali e vitelli, da tenere nelle campagne intorno al santuario, per poi essere macellati e distribuiti ai “novinantes” nei nove giorni di sosta nel presidio religioso. Ovviamente nei giorni vissuti nel santuario, il priore, con la sua famiglia, si fa promotore dell’accoglienza dei viandanti e dei visitatori, proponendo salutari banchetti. Organizzando l’accoglienza, giorno per giorno, dei pellegrini. . Si comincia dal mattino presto con la distribuzione di latte, caffè, pane, e biscotti. Fino ad arrivare all’ora di pranzo, quando si scatena la fantasia dei cuochi addetti alla cucina, che preparano il pranzo, a base di pasta, filindeu, maccarrones e carne. Rito che viene riproposto alla sera, in uguale misura per i “novinantes”, che sono quelli che per sciogliere un voto restano nove giorni relegati nelle “cumbessias” fatte costruire negli anni dai priori di turno. Si dà inizio al rituale degli incarichi ai priores a partire dal 1893, con l’affidamento a Salvatore Selis. Dal 1894 al 1928 non si registra la presenza di nessun priore. Si ricomincia dal 1929 con Paolo Murru, e Giuseppe Selis nel 1930. Nel 1931 subentra Francesco Bussa, mentre nel 1932 non si registra la presenza di alcun priore. Nel 1933 arriva Antonio Manca, mentre nel 1834 e 1835 non subentra nessun incaricato. Dal 1936 la presenza del priore ha una scadenza precisa, anno dopo anno, fino ai giorni nostri.

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