La Nuova Sardegna

Nuoro

Giovane costretta al braccialetto elettronico: evade

di Valeria Gianoglio
Giovane costretta al braccialetto elettronico: evade

Una rom accusata di furto ricercata dai carabinieri Ieri mattina si sarebbe dovuta presentare a processo

24 aprile 2014
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NUORO. L’obbligo di dimora dalla nonna, nel campo Rom di Carbonia, probabilmente non lo ha rispettato neppure per cinque minuti. Ma quel che è certo è che Silvana Dragunatinovic, 22 anni, nata a Venaria Reale, vicino a Torino ma residente da tempo in Sardegna, passerà alla storia giudiziaria del Nuorese come la prima “evasa” dal braccialetto elettronico.

Il primo caso di imputato sparito agli occhi della legge e delle forze dell’ordine, dopo il provvedimento di un giudice che disponeva nei suoi confronti la nuova misura di controllo del braccialetto elettronico collegato con polizia e carabinieri.

«Non sappiamo dove sia finita – ripeteva poco dopo le 9 di ieri mattina, in aula, il suo avvocato, Michele Satta, del foro di Cagliari – ne al momento si sa se si è tolta il braccialetto elettronico o se invece non sono neanche riusciti a metterglielo».

Il fatto è che la singolare “evasione”, ieri ha rotto le uova nel paniere proprio a chi, come l’avvocato dell’imputata, aveva appena concordato con il pm una pena di 17 mesi per il furto di gioielli commesso qualche settimana fa in una casa di Posada. La pena, infatti, era stata concordata tra accusa e difesa quando ancora, però, non si sapeva che la giovane Rom fosse evasa dal campo nomadi del Sulcis. O forse addirittura, in quel campo non ci era mai entrata.

Certo è che ieri mattina si sarebbe dovuta presentare in tribunale a Nuoro per il processo con il rito direttissimo davanti al giudice monocratico Manuela Anzani. Così era stato stabilito qualche giorno fa, al termine dell’udienza che ne aveva convalidato l’arresto e aveva disposto per la donna la misura di controllo del braccialetto elettronico e l’obbligo di non allontanarsi dal campo nomadi di Carbonia, dove viveva la nonna.

Alle 9.30 di ieri, tuttavia, dopo averla aspettata a lungo, sia l’avvocato della giovane, sia lo stesso magistrato, hanno cominciato a fiutare puzza di bruciato. Che fine aveva fatto l’imputata con il braccialetto elettronico? Come mai non si era presentata in aula, visto e considerato che durante l’udienza di convalida aveva più volte manifestato la volontà di essere presente al suo processo? Insomma: dov’era finita e perché il famoso braccialetto non aveva segnalato la sua scomparsa?

Per sciogliere il piccolo giallo, dal tribunale parte una telefonata ai carabinieri di Carbonia. E i militari rispondono subito più o meno in questi termini: Silvana Dragunatinovic, loro, non erano riusciti a vederla, né tantomeno erano riusciti a metterle il braccialetto elettronico.

Stando alla legge, dal momento nel quale il giudice lo aveva disposto, le forze dell’ordine avevano tre giorni di tempo per eseguire la misura, ma la giovane Rom, nel frattempo, aveva pensato bene di darsela a gambe e far perdere le proprie tracce.

Dal Sulcis, insomma, al Palazzo di giustizia nuorese arriva un messaggio molto chiaro: Silvana Dragunatinovic, tecnicamente, era a tutti gli effetti evasa.

La prima evasa, per giunta, dalla misura del braccialetto elettronico.

Se non fosse stato per questo particolare non certo irrilevante, ieri mattina, il suo avvocato, Michele Satta, probabilmente sarebbe riuscito a ottenere per lei una pena di 17 mesi, già concordati con il pubblico ministero Andrea Vacca. Ma alla luce della evasione, la pena è lievitata un pochino raggiungendo quota 20 mesi, che il giudice Manuela Anzani ha accolto dopo aver ascoltato le richieste di accusa e difesa.

Ma se, da un lato, per la giovane donna si è chiusa una vicenda giudiziaria, quella del furto di gioielli a Posada, dall’altro, da ieri se n’è aperta un’altra: è il procedimento per l”evasione” dal braccialetto elettronico. Ma per questa vicenda, la competenza è della Procura di Cagliari.

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