La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuoro, Carobbi chiude i battenti tra berretti e tanti ricordi

di Gianluca Corsi
Nuoro, Carobbi chiude i battenti tra berretti e tanti ricordi

La storica cappelleria di via Matteotti abbassa per sempre le sue serrande

05 aprile 2014
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NUORO. Si è levato il berretto con la galanteria e la signorilità dei bei tempi andati, in silenzio, lasciando un vuoto incolmabile nella Nuoro storica del commercio. E così, il 31 dicembre 2013, anche la cappelleria Carobbi ha abbassato per sempre la sua serranda di via Matteotti, proprio dietro i “giardinetti” di piazza Vittorio Emanuele, anche se, originariamente, il negozio era al corso Garibaldi.

Una nuova foto “seppiata” che si aggiunge all'album dei negozianti di una Nuoro borghese, che passeggiava “a tre metri da terra” lungo il lastricato di Bia Majore e si pavoneggiava negli specchi fatui del “secolo breve”. Erano i decenni delle calzature acquistate da Collari, delle fotografie nello studio degli eleganti ritrattisti Sebastiano e Goffredo Guiso, ma anche della ditta di un altro Guiso, quel Battista che riforniva la Regina Margherita di Savoia di quintali di “arantzada nugoresa”, di cui (si dice) fosse particolarmente ghiotta, e che aveva brevettato l'ormai scomparso “Elixir Grazia Deledda”. E poi l'immancabile sosta al caffè Tettamanzi, le paste alla crema da Ladu.

Un pezzo di storia che se ne va. L'ultimo erede, Francesco Carobbi l'anno scorso ha deciso che era arrivata l'ora di chiudere le porte. Al dispiacere di chi - tra eleganti copricapi per signora, bombette di feltro rigido e bombato, ma anche “bonettes” dall'inconfondibile stile etnico - ha trascorso tutta una vita, si aggiunge l'amarezza per i clienti, e la nostalgia per una Nuoro che cambia pelle e, forse, anche “testa”. Forse cappelli, cuffie e velette non si vendono più come un tempo, e gli improbabili cappellini a motivi floreali della regina Elisabetta non hanno mai attecchito bene sotto l'Ortobene. Magari la crisi, scoppiata alcuni anni fa, ha fatto il resto, anche perché, tutto sommato, il berretto si vende comunque, ma forse chi prima ne comprava tre, oggi si limita a uno. E questo, per piccole (seppur storiche) realtà commerciali, può fare la differenza.

Ma le vetrine di via Matteotti anticipavano un bazar unico, dove - ai berretti - si affiancavano anche cravatte e cinghie. E poi, come spesso accade nelle città di provincia, anche Carobbi era un negozio per tutti: per i signori della città, ma anche per i paesani, impiegati e allevatori. Il negozio per tutte le “teste”. I nuoresi che, d'ora in avanti, capiteranno lì di fronte, si leveranno idealmente il “bonette”, perché un altro retaggio del “secolo breve” è volato via per sempre.

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