La Nuova Sardegna

Nuoro

Gadoni in lotta contro l’isolamento

di Paolo Merlini
Gadoni in lotta contro l’isolamento

Il braccio di ferro a colpi di ordinanze sul traffico fra la Provincia di Nuoro e l’amministrazione guidata da Antonello Secci

01 aprile 2014
4 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A GADONI. Da qualche settimana il sindaco Antonello Secci non riceve il pubblico nella sua stanza al primo piano del municipio in piazza Santa Maria. Per trovarlo bisogna percorrere qualche chilometro della strada provinciale 8, che collega Gadoni con Seulo, e fermarsi di fronte a un chioschetto in legno, dove l’indicazione sulla porta parla chiaro: “Ufficio del sindaco”. All’interno una scrivania spoglia se non per un mazzo di fiori, tre sedie. Alla parete un ritratto del presidente Napolitano: giusto per ricordare che nonostante tutto Gadoni fa ancora parte della Repubblica italiana. Ieri mattina al posto del sindaco c’era il vice Roberto Deidda. La giunta di Gadoni, tre persone primo cittadino compreso, è probabilmente la più verde d’Italia: Antonello Secci di professione fa la guardia forestale, e così anche Federica Cocco, assessore alle politiche sociali e culturali, mentre Deidda dirige un cantiere per l’Ente Foreste.

Il divieto. Il caso che nelle ultime settimane ha portato l’amministrazione di Gadoni all’attenzione dei media regionali, detto in estrema sintesi, è la battaglia per la sopravvivenza di una comunità al centro esatto della Sardegna, a settecento metri d’altezza, che chiede di non restare isolata dal resto del mondo. Tutto nasce da una strada, appunto la Sp 8, chiusa al traffico due settimane fa dalla Provincia di Nuoro in seguito a numerosi cedimenti nella carreggiata, e poi riaperta con una coraggiosa contro-ordinanza dal sindaco Secci. In realtà tutto comincia un anno fa, quando la Provincia, ente responsabile della manutenzione della strada, individua un pericoloso segnale di cedimento nell’asfalto, a brevissima distanza dal ciclopico ponte tra Gadoni e Seulo. Decide così di emanare un’ordinanza di divieto di circolazione ai mezzi pesanti, cioè i veicoli superiori ai 50 quintali di peso. In sostanza da quel momento la via che collega tra loro la propaggine più a sud della provincia di Nuoro e quella più a nord della provincia di Cagliari viene preclusa a pullman e camion. L’obiettivo è ripristinare il tratto in breve tempo, anche se lo stesso ente provinciale fa sapere che soldi per questo tipo di lavori in cassa non ce ne sono. A ciò si aggiungono le consuete lungaggini burocratiche.

Solo promesse. Il risultato è che a un anno esatto di distanza nulla ancora è stato fatto, e nel frattempo le crepe nell’asfalto, indice di pericolosi smottamenti negli stretti tornanti della Sp 8, si sono moltiplicate. Le piogge del 18 novembre scorso, quelle che hanno portato devastazione in mezza Sardegna, hanno fatto il resto, dando vita anche a numerose frane. Ma Gadoni non compare tra i comuni colpiti dall’alluvione, e del resto i danni riguardano solo la strada per Seulo. A Secci così non resta altro che scrivere a Provincia, Regione, Prefettura e Protezione Civile dicendo, in sostanza: signori, guardate che qui la situazione è grave, si rischiano crolli.

La Provincia che fa, interviene dando corso ai lavori? No, emana un’ordinanza di chiusura totale della strada, isolando di fatto Gadoni e Seulo, con tutto quello che comporta: molti ragazzi del paesino della provincia cagliaritana frequentano gli istituti superiori a Desulo o Aritzo, e nei fatti si lede il loro diritto all’istruzione. Tra Gadoni e Seulo ci sono rapporti commerciali, e di qui si aprono per la Barbagia di Belvì le porte per il Sarcidano e l’Ogliastra. Si aggiunga che la strada è tra le mete preferite di motociclisti provenienti da ogni parte d’Europa.

Il viadotto. A rompere l’isolamento doveva servire la costruzione dell’enorme ponte in cemento, lungo 500 metri, con una decina di piloni (quando fu realizzato, nei primi anni ’90, venne definito il viadotto più alto d’Europa). Oggi questo monumento allo spreco di danaro pubblico e alla devastazione della natura (sotto troviamo alcuni dei più bei tratti del Flumendosa, come le piscine naturali di Arredolosu) fa triste mostra di sé: il paradosso è che, a fronte di un’opera costata miliardi lire, non si agì con la stessa cura nel tratto stradale precedente, ignorando il terreno franoso su cui venivano realizzati i tornanti. Va ricordato che sino agli anni ’80 la Seulo-Gadoni era ancora una strada bianca.

Ma torniamo all’ordinanza provinciale di chiusura dela strada. A quel punto il sindaco di Gadoni, e con lui tutti gli abitanti, hanno deciso di reagire, forti anche dell’appoggio dell’amministrazione e dei cittadini di Seulo. E il sindaco Secci, poche ore prima che la strada venisse transennata, ha emanato una propria ordinanza con cui riapriva il traffico, sia pure con alcune severe limitazioni: divieto ai mezzi oltre i 35 quintali e chiusura dalle 22 alle 6 del mattino. Un atto di coraggio e di assunzione di responsabilità, da parte di Secci, che viene aiutato dai barracelli a far rispettare l’ordinanza e nel trasporto degli studenti. Ma anche un grido d’allarme verso le istituzioni perché Gadoni, un paesino di ottocento abitanti con nascite vicine allo zero, non venga più abbandonato a se stesso.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative