La Nuova Sardegna

Nuoro

Domenico Ruiu: «Riportiamo i grifoni nel Supramonte»

di Paolo Merlini

Il naturalista e fotografo parla dell’ipotesi di reintroduzione «I bocconi avvelenati? Il problema dei cani randagi è reale»

30 marzo 2014
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NUORO. Nei giorni scorsi, durante un appostamento fotografico nei monti tra Villanova e Bosa, il naturalista Domenico Ruiu si è imbattuto nel momento del pasto di numerosi grifoni, intenti a nutrirsi della carcassa di un animale. Rivedendo gli scatti è rimasto stupito della presenza, nel gruppo, di un giovanissimo esemplare con una fascetta di riconoscimento legata a una zampa, che lo identificava chiaramente come l’esemplare di Gyps fulvus liberato a Bosa il mese scorso, una femmina nata nel 2013, soccorsa dai volontari dell’associazione L’Altra Bosa-Kalarighes e poi rimessa in salute alla clinica veterinaria dell’Ente Foreste a Bonassai. «L’incontro – dice Domenico Ruiu, che ha concesso alla Nuova due foto del reportage che pubblichiamo qui accanto – è stata una piacevole sorpresa, ho visto il grifoncino mangiare insieme ad altri 15 esemplari. È molto importante che abbia affrontato la contesa per il cibo, ciò significa che ha tutte le carte in regola per sopravvivere».

Lei studia la colonia dei grifoni nella costa occidentale da decenni. Ci sono passi ulteriori da compiere per una maggiore tutela?

«Penso che si dovrebbe intensificare il controllo soprattutto nel periodo della nidificazione, ma anche ottimizzare il carnaio per garantire una riserva di cibo perché i grifoni non si allontanino troppo dal proprio territorio e non vadano incontro a bocconi di veleno, anche se il Bosano offre obbiettivamente abbastanza cibo in modo naturale perché c'è molto pascolo brado».

Bosa è un esempio positivo di convivenza tra questa specie di rapaci e la pastorizia?

«Certo, qui i grifoni non solo sono rispettati, ma quasi attesi dai pastori, perché smaltire carcasse è impegnativo da tutti i punti di vista, sia burocratico sia ambientale, e loro lo fanno in maniera stupenda».

Si parla di reintroduzione del grifone in Supramonte.

«Pochi anni fa l'utilizzo dei bocconi avvelenati ha vanificato la reintroduzione dei gipeti. Ora si riparla dei grifoni: penso che reintrodurli per primi e poi eventualmente passare ai gipeti sia la cosa migliore. Il grifone crea l'ambiente per l'altra specie, scarnifica le carcasse mentre il gipeto mangia le ossa. Non so nel Supramonte di Oliena, di cui si parla per questo progetto, i tempi siano maturi, ma c'è in atto un tentativo di reintrodurlo nel territorio di Urzulei, da parte dell'Ente Foreste, che forse potrebbe avere maggiore successo. In ogni caso la presenza del grifone in Supramonte sarebbe un dato importantissimo, e non solo dal punto di vista naturalistico. Ovviamente bisognerà affrontare con molta serietà il problema dei bocconi avvelenati».

Quando, nel 2008, i tre gipeti morirono a causa di questo fenomeno, qualcuno avanzò il dubbio che non si fosse trattato del risultato di una pratica pastorale tristemente diffusa, ma che fosse un gesto mirato. Insomma, un sabotaggio del progetto.

«Questo dubbio lo avremo per sempre. Ma sino a quando il problema dei bocconi non sarò risolto è inutile chiederselo. Il veleno viene utilizzato prevalentemente per il cane randagio, l'unico che crea un danno reale al pastore, così come non fanno né l'aquila né la volpe. Ma se per questi attacchi è previsto un rimborso, farraginoso ma c'è, per il cane randagio invece non c’è alcun risarcimento per il pastore, perché non è un animale selvatico. L’uso dei bocconi, pur illegale, spesso è l’unico modo per i pastori per difendersi di fronte all’inerzia delle istituzioni che si rifiutano di affrontare il problema».

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