La Nuova Sardegna

Nuoro

«Ucciso con le mani in alto»

«Ucciso con le mani in alto»

Demuro, il legale dei Giamattei: «Nemmeno in guerra si ammazza così»

31 gennaio 2014
2 MINUTI DI LETTURA





NUORO. «Davanti ai rapinatori, quel giorno, aveva chiesto “Chi siete? Cosa volete?”, e queste due domande, purtroppo gli sono costate la vita. Nemmeno in guerra si spara a persone con le mani alzate, in segno di resa. Nemmeno in guerra. Qui, invece, signori giudici, lo si fa». È un racconto carico di immagini e ricco anche di profonda umanità, quello che fa, nella sua ricostruzione dell’omicidio di Francesco Giamattei – per il quale è accusato l’ex latitante di Villagrande, Marcello Ladu – il legale della famiglia del cacciatore beneventano, Paolo Demuro.

Tocca a lui, ieri mattina, in corte d’assise, aprire le danze delle parti civili, e lo fa con trenta minuti di esposizione dei fatti e delle prove dove anche il dato umano, per l’appunto, anche il ricordo della vittima occupa un posto di rilievo, in mezzo a dati giuridici e questioni di procedura. «Francesco Giamattei – esordisce il legale – era un uomo che non era mai stato in Sardegna. ma nel settembre 2001 decide di accompagnare nell’isola il cognato Giovanni Lavorgna, che invece era un cacciatore appassionato dell’isola. I due arrivano in Sardegna, non vanno nel solito agriturismo conosciuto da Lavorgna perché era chiuso. Un allevatore della zona, Angelo Seoni, gliene consiglia un altro, e gli consiglia anche una zona buona dove cacciare le pernici. Giamattei lo racconta anche ad Antonello Melis, che era il “garzone” dell’agriturismo, e ora è detenuto per omicidio». E così, domenica 30, alle 5 del mattino, i due cognati, come racconta l’avvocato Demuro, si avviano verso il “salto delle pernici”, nelle campagne di Villagrande Strisaili. «A un certo punto, Giamattei era alla guida, si trovano la strada sbarrata da alcuni massi. Giamattei, che era un bonaccione, come ha testimoniato suo cognato, pensa alla pioggia. Ma poi parte subito la fucilata. Lui non percepisce subito il pericolo nella sua interezza. Scende dall’auto, alza le mani, e chiede “Chi siete? Cosa volete?”. E per quelle due domande è stato ucciso. Questo è un omicidio che dimostra la banalità del male e la sua atrocità. Giamattei aveva le mani alzate, ed è stato ucciso così, da qualcuno che voleva rubare i suoi fucili». E si passa al capitolo prove e reperti: sulla scena del delitto, spiega Demuro, furono recuperati diversi frammenti di piombo. «Ci vollero nove anni e i grandi progressi della scientifica – precisa l’avvocato – prima chefosse provato con assoluta certezza che uno di quei frammenti era stato sparato dal revolver 357 Magnum marca Zastava che fu trovato in possesso di Marcello Ladu quando fu arrestato dalla polizia a Nuoro». è la prova granitica, conclude il legale, che l’assassino del povero Giamattei, sia stato senza alcun dubbio lui. (v.g.)

Comune

Sassari, terremoto politico in giunta: fuori l’ex M5S Laura Useri

Le nostre iniziative