La Nuova Sardegna

Passizada in limba cun sos isteddos, l'altra sera con i ragazzi della seconda e terza media di Ollolai, guidati dalla loro insegnante di Scienze, abbiamo fatto una passeggiata sotto le stelle per osservare e commentare le costellazioni, la Luna e i pianeti presenti. Ecco subito Venere, chiamato s'isteddu chenadore dai sardi: queste sere si presenta più sfavillante che mai a Ovest, dopo il tramonto. E al telescopio ne abbiamo esaminato la brillantezza e notato che solo la metà del pianeta era illuminata perché anche Venere, come la Luna, ha le fasi. Ad Est intanto il pianeta Giove brillava quasi in coincidenza con la costellazione dei Gemelli; al telescopio ne abbiamo notato le varie colorazioni. La forte luminosità della Luna ci ha nascosto i satelliti di Giove, chiamati galileiani o medicei, perché scoperti da Galileo col suo cannocchiale, come le fasi di Venere, nel 1609 a Padova dove insegnava matematica all'università per conto della Repubblica Serenissima di Venezia. Vega, Deneb e Altair, le stelle più luminose delle costellazioni della Lira, Cigno e Aquila, disegnavano il triangolo estivo. Tra i ragazzi si discuteva se quel triangolo celeste fosse isoscele o scaleno. Partendo dal Carro Maggiore siamo arrivati alla stella Polare, nel Carro Minore, e abbiamo parlato della latitudine, che i viaggiatori misuravano per capire la distanza tra l'equatore e il Polo nell’emisfero boreale. Ed ecco apparire come d'incanto le Pleiadi, su Gurdone, il Toro, su Truvadore de su Gurdone, Auriga, Perseo, su Corru 'e Chervu, Andromeda e il cavallo alato Pegaso. E infine Orione, sos Bacheddos, meravigliose costellazioni impallidite, quella sera, dall'intenso splendore della Luna. Pure di queste figure fantastiche dell’immaginario astronomico sardo abbiamo parlato, soprattutto in sardo, e i ragazzi hanno ascoltato con attenzione.