La Nuova Sardegna

Nuoro

Orosei, dopo 150 anni la crescita si blocca

di Angelo Fontanesi

Il 2013 segna un saldo negativo di 59 unità che fa retrocedere i residenti da 7037 a 6978

05 gennaio 2014
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OROSEI. Per la prima volta dall’unità d’Italia Orosei interrompe il suo costante incremento demografico che, dai 1833 abitanti del 1861, l’aveva portata l’anno scorso a superare quota settemila: 7037 per l’esattezza. Nel 2013 invece il trend si è interrotto ed anzi segna un saldo negativo di 59 unità (non influenzato dal rapporto nati-morti finito in parità: 53 a 53) che la fa retrocedere a 6978 residenti. Una flessione limitata ma esplicativa più di ogni altro dato sullo stato di crisi che ha colpito ormai non solo l’interno dell’isola ma anche le “ex isole felice” della costa. “Sirene” capaci, sino a pochissimi anni fa, di attirare flussi immigratori di varia provenienza e classe. Esemplare la comparazione con i dati del 2009, quando per la prima volta il paese sfiorò i 7000 residenti dopo essere aumentato di 500 unità nei tre anni precedenti. Una crescita monstre dovuta in buona parte alla regolarizzazione di molti immigrati stranieri (perlopiù rumeni) ma anche di una componente immigratoria interna: “nuovi oroseini” provenienti da altre parti dell’isola o dalla stessa penisola in gran parte per motivi di lavoro o per acquisito di seconde case. Fenomeno contrattosi fisiologicamente e proporzionalmente con l’aggravarsi della crisi occupazionale. Molti di quegli immigrati infatti hanno rinunciato all’ “eldorardo oroseino” ed hanno fatto rientro a casa loro ma a preoccupare ora è un altro dato. Quello sulla “nuova “emigrazione giovanile che sta allontanando dal loro paese, in cerca di lavoro, centinaia di giovani oroseini. Un esodo variegato nelle specifiche professionali e nelle competenze ma che ha una triste e comune casuale: gli scarsissimi sbocchi occupazionali che offre il territorio. E se questo aspetto sino a pochi anni fa, riguardava soprattutto la cosiddetta “fuga di cervelli”, ora a comprare un biglietto di sola andata e pronti a partire in cerca di futuro per le più grandi metropoli italiane ed europee, quando non addirittura verso Emirati arabi e Australia, sono tanti ragazzi e ragazze “normali”, senza particolari specializzazioni o titoli di studio e in molti senza neanche un precedente lavorativo.

Giovani che con non partono più con ingombrati valige di cartone ma con comodi e leggeri trolley da imbarcare in stiva nei voli low cost e gli immancabili smartphone e tablet al seguito per non perdere mai la connessione. Intanto però perdono il diritto di avere una chance nella loro terra. E questo non è un bel messaggio di anno nuovo.

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