La Nuova Sardegna

Nuoro

Bitti, si continua a cercare il disperso Giovanni Farre

di Paolo Merlini
Bitti, si continua a cercare il disperso Giovanni Farre

Ciclone Cleopatra, la popolazione vive tra speranza e voglia di ricostruire. Mentre il sindaco Ciccolini denuncia: il paese sorge su canali tombati

22 novembre 2013
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INVIATO A BITTI. Marco Farre è tornato a casa, dalla madre Mercedes e dalla sorella. È stato appena dimesso dall’ospedale San Francesco: fisicamente sta bene, ma lo choc è ancora forte, l’ansia per la sorte del padre enorme. Nella casa in via san Tommaso si vive accanto al telefono, in un’attesa che tormenta la famiglia Farre dalle 17 di lunedì, quando Giovanni, 62 anni, è scomparso nelle campagne di Su Tunnu travolto da un fiume di fango. Sul portone di casa troviamo Irene, un’amica che si fa portavoce del loro tormento e del racconto di Marco. Lunedì pomeriggio, quando è cominciato il maltempo, padre e figlio erano andati a bordo di una Fiat Panda alla casa colonica a pochi chilometri dal paese, nella strada per Onanì, per mettere in sicurezza il bestiame. Pioveva forte, ma nulla faceva presagire il disastro. «A un certo punto – dice Irene – la piena era diventata molto forte, così si sono rifugiati sul tetto. Ma l’onda di fango li ha travolti, ha letteralmente buttato giù la casa. Marco è stato sbalzato dal tetto, per sua fortuna è caduto su un fitto reticolo di cespugli che lo ha trattenuto, salvandolo. Giovanni invece è stato travolto dall’acqua. Dal quel momento non abbiamo più sue notizie». Marco è stato soccorso nelle ore successive e ricoverato in ospedale per trauma toracico, escoriazioni e contusioni un po’ in tutto il corpo, ma ora sta bene. Le ricerche non si fermano da quel giorno, ieri sono state sospese poco dopo le 18 perché arrivare in auto nella zona è ancora impossibile, lo si può fare solo in elicottero. Lo cercano vigili del fuoco, i volontari del soccorso alpino di Nuoro, guardie forestali e comunali. Oggi dovrebbero essere utilizzati anche cani addestrati alla ricerca di dispersi.

In municipio intanto si lavora giorno e notte. Giuseppe Ciccolini, 33 anni, sindaco al suo secondo mandato, è lì da lunedì sera a coordinare un piano per fronteggiare l’emergenza che a Bitti è tutt’altro che conclusa. Ieri insieme ai vigili del fuoco ha partecipato al sopralluogo nelle circa 50 case che sono state evacuate la sera della piena. I vigili del fuoco dovranno stabilire se quelle case potranno nuovamente essere abitate, ma intanto si lavora ancora rimuovendo fango, detriti e mobili ormai inservibili. «È stato fatto qualcosa che ha dell'incredibile – dice Ciccolini con orgoglio – È stato un lavoro di braccia e di organizzazione, di volontà e di cuore che ha coinvolto tutto il paese. Abbiamo ricevuto tantissima solidarietà, non solo dai molti bittesi che non vivono più in paese, ma da ogni parte della Sardegna. Tengo a precisare che non abbiamo bisogno di viveri, coperte o vestiario. La rete di solidarietà ha consentito di ospitare tutte le famiglie evacuate. Accettiamo di buon grado volontari muniti di stivali e attrezzature per spalare, ma vadano pure in altri paesi se ci sono esigenze maggiori. Soprattutto ora abbiamo bisogno di tecnici che ci aiutino a capire i danni e come porvi rimedio».

Anche a Bitti, le vecchie costruzioni hanno resistito più di quelle relativamente nuove. «Nel vecchio centro storico non c’è stato alcun danno – dice il sindaco – è stato colpito invece il quartiere che da 60-70 anni a questa parte è diventato il cuore pulsante del paese. Ma non mi sento di lanciare accuse verso scelte che ormai datano diversi decenni. All’epoca non c’erano le competenze necessarie, e forse neppure eventi calamitosi come l’attuale. Purtroppo si è pensato, sbagliando, che costruire sull'alveo di un fiume fosse normale». A Bitti in particolare cos’è successo? «Abbiamo costruito sopra l'argine, i canali tombati sono un reticolo che attraversa il paese in lungo e in largo. Il problema vero è questo, significa che le costruzioni poggiano su di essi, e se questi cedono allora cedono anche le costruzioni. Lunedì è avvenuto proprio questo».

La conta dei danni, case a parte, non è ancora cominciata, ma si sa già che la pastorizia ne farà le spese maggiori. «Il 90 per cento dei ponti dell'agro sono crollati, non ci sono più. Alcune aziende sono isolate, stiamo cercando di intervenire per garantire ai pastori di rientrare nelle case, alcuni non l’hanno ancora fatto». A Bitti si contano sessantamila capi solo di pecore. «È la nostra industria. Ma non ho ancora dati precisi. Ho paura che sarà un bilancio pesantissimo», dice il sindaco.

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