La Nuova Sardegna

Nuoro

A Bitti la speranza che Farre sia vivo è sempre più labile

di Kety Sanna
A Bitti la speranza che Farre sia vivo è sempre più labile

Non si hanno ancora notizie dell’operaio travolto dall’acqua Tutto il paese mobilitato nelle ricerche a monte Tunnu

20 novembre 2013
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INVIATA A BITTI. Rappresentava fedelmente disperazione e angoscia. Stretta nel suo giubbotto scuro, ha fatto solo un cenno col capo per dire che del marito non si avevano ancora notizie, nonostante in paese tutti, ieri mattina, si fossero illusi che i soccorritori l’avessero ritrovato, anche se morto. Mercedes Carzedda, moglie di Giovanni Farre, l’operaio bittese di 62 anni, disperso dal pomeriggio di due giorni fa (mentre il figlio trentenne si è salvato), ha atteso per ore, ferma lungo la Provinciale 3 che collega Bitti a Onanì e porta anche a monte Tunnu, dove si trova l’azienda di famiglia.

Di quella strada è rimasto ben poco: giusto due metri d’asfalto. Il resto è franato, divorato dal torrente che sotto, scorreva impetuoso fino alla diga Maccheronis.

«Abbiamo percorso circa 14 chilometri, seguendo il corso del fiume, dall’azienda fino a valle ma, dell’uomo nessuna traccia» ha detto un operatore della protezione civile giunto sul posto in aiuto alle squadre della forestale, dei carabinieri, dei vigili del fuoco e dei tanti volontari che in queste ore di angosciosa attesa, hanno dato il proprio contributo.

Bitti ieri mattina si è svegliata sommersa da un mare di fango. Costoni di terra sono scivolati ricoprendo completamente le strade. I lastroni di granito di piazza Asproni, hanno iniziato a intravedersi solo a fine mattinata. Dopo che, una squadra di operai, con carriole e pale, ha lavorato e faticato per rimuovere i detriti che si erano fermati proprio al centro del paese.

Ieri è partita la conta dei danni: ingenti ma non ancora quantificabili. «Dobbiamo cercare di lavorare a monte – ha detto il sindaco Giuseppe Ciccolini durante un sopralluogo – e soprattutto, visto che dovrà riprendere a piovere, dobbiamo cercare di evitare l’accumulo di materiali all’esterno, lungo le strade, perchè si potrebbero causare ulteriori danni. Le attività economiche sono state colpite duramente: il panificio Bulloni e Terra Pintada (tra le più grosse) si sono dovute fermare. Per non parlare delle campagne. Il nostro paese è in ginocchio – ha aggiunto il primo cittadino – ma riusciremo a rialzarci».

Gli operai del Comune e i volontari con i loro camion hanno trasportato fino all’isola ecologica, montagne di detriti raccolte nelle vie e nelle case colpite dalla furia dell’acqua.

Alcune di queste, costruite proprio vicino agli argini del fiume, lunedì pomeriggio sono state fatte evacuare. Da altre, invece sono state spalate quantità di fango incredibili, così come dai locali e negozi del centro. «Oggi – ha detto la titolare di un bar – abbiamo trovato oggetti che galleggiavano».

Mentre con amarezza Robert Carzedda, la moglie Simonetta e la sorella Giulia, creatori delle bellissime ceramiche decorative Terra Pintada, hanno sottolineato: «Noi, visti i danni, non potremo consegnare i lavori richiesti per Natale».

In via San Tommaso, non sono bastate quattro ruspe per rimuovere in un colpo solo il quantitativo di terriccio caduto. «Eppure avevamo segnalato da tempo la precarietà di questa zona» hanno detto ancora impaurite le sorelle Nigreddu.

Recuperato pure un camion dei vigili del fuoco, da lunedì, in bilico in una voragine a causa del cedimento della strada.

Camminare ieri per le strade di Bitti era desolante: dal centro alla periferia, i profondi sfregi causati dalla tempesta che si è abbattuta su tutta la provincia. «Dopottuto – ha commentato Lucia Giovanetti davanti a tanto disastro – abbiamo costruito le case a ridosso degli argini del fiume e questo, è il risultato».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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