La Nuova Sardegna

Nuoro

Emergenza Badu ’e Carros «Il regno dell’illegalità»

di Luciano Piras
Emergenza Badu ’e Carros «Il regno dell’illegalità»

Visita nel penitenziario di Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti «Lo Stato deve muoversi prima che arrivi la Corte europea dei diritti umani»

23 settembre 2013
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NUORO. La scena più triste: interno uggioso. Da un lato una bambina accampata con la mamma che le stringe la mano; dall’altra parte del bancone un uomo, mezza età, padre, marito, detenuto. È in corso uno dei colloqui settimanali di Badu ’e Carros. «Finestre oscurate da vetri opachi... c’è ancora il bancone di separazione... no, non è possibile. È allucinante oltre che deprimente, una realtà intollerabile, qui bisogna ripristinare la legalità prima che arrivi qualche sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo!». Franco Corleone è appena uscito da una visita al carcere nuorese. È a dir poco scioccato, eppure di galere in tutta Italia ne ha viste parecchie, il coordinatore nazionale dei garanti, presidente della Società della ragione, ex parlamentare, ex sottosegretario alla Giustizia con i ministri Giovanni Maria Flick, Oliviero Diliberto e Piero Fassino.

A Nuoro per un convegno su carcere, ergastolo e riforma della giustizia, Corleone ne approfitta per fare tappa a Badu ’e Carros, sabato mattina, in compagnia di Gianfranco Oppo, il garante dei detenuti del Comune di Nuoro. Vanno in tutte le sezioni, entrambi, persino in quella dei detenuti comuni, «la peggiore, che non viene mai mostrata perché ogni ispezione viene dirottata all’Alta sicurezza, la “migliore”, si fa per dire». «Non so a quando risalgono le responsabilità, ma oggi, Badu ’e Carros, un carcere che ha un nome nella storia penitenziaria, è il trionfo dell’irrazionalità dell’amministrazione, uno dei peggiori esempi di cattiva gestione e di cattiva politica» attacca Franco Corleone.

Salva soltanto, «e non è questione di poco conto» dice, «il rapporto dei detenuti con gli agenti di polizia». «È molto buono» sottolinea. «Il clima umano è molto buono – spiega –, con tutto il personale, con la direttrice, con il comandante, uno giovane, con gli educatori». Ma per il resto è un disastro. «Le condizioni, diciamo logistiche, sono veramente deplorevoli». Un vecchio padiglione chiuso, «e che si fa? anziché ristrutturare quello, se ne costruisce uno nuovo, a dispetto del progetto originario dell’architetto Mario Ridolfi. Così oggi siamo al paradosso: abbiamo un vecchio padiglione chiuso perché vecchio, e uno nuovo dove i lavori sono stati sospesi». Sospesi per un contenzioso tra l’impresa appaltante e il ministero. «C’è uno spazio verde, fuori, che va utilizzato, e basterebbe poco per farlo». «La sezione comune, poi, è completamente abbandonata. Non esistono celle singole, né servizi igienici degni di questo nome» va avanti Corleone. «Il cesso è a fianco alla cucina» ha raccontato più volte Gianfranco Oppo. «Qui a Nuoro – riprende parola il coordinatore dei garanti – ci sono ergastolani che stanno anche in cinque nella stessa cella, quando invece gli ergastolani dovrebbero stare in celle singole». E a Badu ’e Carros, di ergastolani ce ne sono venti. Arrivati da Carinola (Campania) e da Spoleto (Umbria). «Lontani dalle loro famiglie, su un’isola, lasciati senza scuola né attività alcuna, contro ogni più elementare diritto. In uno Stato, l’Italia, che da un lato vuole affermare la legalità, dall’altro viola impunemente norme e regolamenti vari».

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